Il nuovo corso dell’Inter targata Cristian Chivu è iniziato in salita: alla sua prima esperienza sulla panchina di una grande, il tecnico ha dovuto prendere in mano un gruppo reduce da quattro anni intensi con Simone Inzaghi, capace di conquistare trofei ma incapace di fare il salto definitivo in Europa.
Chivu e il peso dell’eredità nerazzurra
L’ex difensore nerazzurro avrebbe voluto impostare un nuovo ciclo, passando a un 3-4-2-1 più moderno e basato su interpreti differenti. Aveva chiesto rinforzi mirati come Lookman e Koné, ma non è stato accontentato. Si è ritrovato quindi con una rosa costruita in parte secondo le vecchie logiche, che lo costringe ad affidarsi ancora ai meccanismi ereditati da Inzaghi. Il risultato è un’Inter forte ma priva di una vera identità, troppo ibrida per convincere. La società ha ribadito fiducia al tecnico, ma già dopo la sconfitta nel derby d’Italia tutto il management si è presentato ad Appiano Gentile per un confronto diretto. Un segnale chiaro: Chivu è chiamato a incidere davvero, non a gestire la routine.
Il mercato da 90 milioni e gli esclusi eccellenti
La dirigenza nerazzurra ha portato avanti una campagna acquisti da quasi 90 milioni di euro, con nomi interessanti e prospettici. Sono arrivati Sucic (14 milioni, prenotato già a gennaio), Bonny (23 milioni dal Parma), Luis Henrique (ex Marsiglia), Andy Diouf e infine Akanji, preso in prestito dal Manchester City con clausola di riscatto condizionata a presenze e Scudetto. Eppure, nella sfida contro la Juventus, ben 85 milioni di euro sedevano in panchina. Sucic aveva illuso all’esordio contro il Torino per poi calare, Bonny è stato l’unico subentrato a dare un po’ di vivacità rispetto a uno spento Lautaro, mentre Pio Esposito non ha visto il campo. Fuori anche Luis Henrique e Diouf, costati complessivamente 50 milioni, ancora in fase di ambientamento.
Le prospettive: transizione o rilancio immediato?
Il paradosso è evidente: l’Inter ha speso molto senza cambiare davvero volto alla squadra. A questo punto è lecito chiedersi dove sta andando l’Inter di Chivu. L’impressione è che il problema non sia la rosa, anzi probabilmente migliore di quella dello scorso anno, ma la difficoltà di aprire un nuovo ciclo. L’allenatore rumeno si trova di fronte a un bivio: continuare a puntare sui veterani per galleggiare con i vecchi meccanismi, oppure forzare il cambiamento e dare spazio ai nuovi acquisti, anche a costo di pagare qualche prezzo iniziale. Una scelta coraggiosa potrebbe trasformare la stagione in un anno di transizione utile per far crescere i giovani e gettare le basi per il futuro. Se invece l’azzardo dovesse funzionare subito, Chivu avrebbe trovato la sua vera Inter.
