Tudor avverte: “Squadra fortissima, servono scelte precise”
Con la Champions League che riparte allo Stadium, la Juventus guidata da Igor Tudor si prepara ad affrontare il Borussia Dortmund nella prima gara del girone. Il tecnico bianconero, reduce dalla vittoria sofferta contro l’Inter in Serie A, si presenta in conferenza stampa puntando sull’importanza di affrontare ogni dettaglio: dalla condizione fisica al corretto equilibrio mentale, passando per la gestione dei singoli. Verranno certe rotazioni: certezza il rientro di Cambiaso e la presenza di David, mentre restano dubbi su Conceiçao. E mentre si spinge sul concetto della continuità, emergono anche riflessioni sul passato, sui giovani e su cosa significhi davvero “giocare la Champions”.
Preparazione mentale e fisica alla Champions
La vittoria contro l’Inter è stata importante, ma Tudor non intende adagiarsi. L’allenatore chiede ai giocatori di recuperare velocemente, di mangiare e dormire bene, perché – sostiene – “questi dettagli cambiano la vita”. Il fatto che ci siano appena due giorni tra la partita di campionato e l’impegno europeo rende tutto più complesso: la freschezza fisica, la disponibilità di rosa, e la lucidità mentale diventeranno fattori chiave. Tudor sottolinea che non si possono premiare le vittorie senza guardare anche alle prestazioni, anche se alla fine contano i risultati.

Per quanto riguarda la formazione, le scelte non sono ancora definite. Cambiaso rientra dopo la squalifica, e potrebbe esserci un avvicendamento tra David e Vlahovic. Conceiçao è in dubbio: ieri ha mostrato segnali positivi, ma bisognerà attendere la rifinitura mattutina di martedì. Queste decisioni non sono solo legate al rendimento degli ultimi match, ma anche allo stato fisico individuale, al livello di impegno negli allenamenti, e alla capacità di reggere il ritmo tra Serie A e Champions.
Tudor parla anche del modo di giocare: riconosce che in Champions il livello delle squadre è superiore, gli avversari sono più attrezzati, le fasi di pressione, possesso e difesa richiedono maggiore precisione. Tuttavia, ribadisce che la Juventus non cambierà la sua identità soltanto per la competizione, ma che sarà necessario adattarsi. Cambi, rotazioni, turnover non sono un lusso, ma una necessità: “serve valutare tutto attentamente, come è meglio iniziare e quali cambi fare perché tutto può fare la differenza”.
Esame del Borussia Dortmund e ambizioni europee
Tudor non si nasconde: il Borussia Dortmund è una squadra fortissima, sia a livello tedesco che europeo. Il confronto contro i tedeschi non sarà la ripetizione di un’amichevole estiva: il contesto, la tensione, l’importanza della posta in gioco renderanno tutto molto diverso. La Juventus dovrà essere pronta a reagire alle iniziative tedesche, a gestire la pressione, ma anche a sfruttare le proprie opportunità, con aggressività e lucidità.
Quanto alle ambizioni della stagione, Tudor evita proclami eccessivi: “Non penso mai a dove potremmo arrivare, perché questo non ti porta mai a pensare ai primi passi”. Importa invece concentrarsi sul presente: fare una bella gara, scegliere i giocatori giusti, capire come far male al Dortmund. Suggestioni su trofei e obiettivi a lungo termine ci sono, ma per l’allenatore viene prima la concretezza quotidiana.
Un altro tema è il confronto tra Serie A e Champions: in campionato c’è equilibrio, partite complicate, tatticismi. In Europa le squadre hanno qualità superiore, più intensità, meno spazio per gli errori. Tudor sottolinea che il gioco può essere più aperto, ma anche più difficile da interpretare bene, perché le variabili diventano molte: ritmo, pressione, ordine difensivo, transizioni. La Juventus deve essere pronta a gestire tutto questo, senza snaturarsi.
Giovani, paragoni e filosofia di squadra
Un tema ricorrente nella conferenza è quello dei giovani, e in particolare di Yildiz, accostato nei dibattiti al mito Del Piero. Tudor frena: “I paragoni vengono sempre da fuori, mai da dentro. Lui non va a dormire guardandosi nello specchio pensandosi Del Piero”. È un invito a lasciare che i talenti crescano senza essere schiacciati dalle aspettative esterne, a costruire passo dopo passo la fiducia e la consapevolezza. Yildiz “sta facendo bene e deve continuare così”.
In parallelo, il senso di gruppo emerge come elemento centrale. Locatelli, il capitano, parla del valore del gruppo, della capacità di restare uniti anche quando le cose non vanno come previsto. Dopo il derby, nonostante qualche errore difensivo, la squadra ha mostrato forza mentale, e questo dev’essere un patrimonio su cui costruire anche in Europa. Non solo le singole qualità, ma la solidità, l’attenzione, l’impegno collettivo dividendosi carichi e responsabilità.
Infine, Tudor lascia trasparire la sua filosofia di allenatore: giocare un calcio offensivo quando possibile, puntare sulla motivazione, valorizzare ogni elemento della rosa, anche chi parte dalla panchina. Non esistono “riserve” nel senso tradizionale: “con cinque cambi giocando ogni tre giorni non esistono le riserve… non devono pensare ‘io non gioco’, devono pensare che giocano sempre”. È una cultura di disponibilità, che può fare la differenza nei momenti chiave.
