L’ex giallorosso attacca: critiche eccessive su Lorenzo, elogio per Cristante e Koné; e avverte: “la Roma deve lottare fino alla fine”
Luigi Di Biagio non le manda a dire. Ex centrocampista della Roma, ora ct dell’Under 23 dell’Arabia Saudita, difende Lorenzo Pellegrini da accuse e critiche che giudica ingiuste. Ricorda i suoi 55 gol, la coppa sollevata con la Roma, e si schiera anche a favore di Cristante e Koné. Sostiene che la memoria sia corta, che si giudichi troppo con la lente d’ingrandimento sui difetti, ignorando i meriti. Di Biagio chiede rispetto, equità e consapevolezza delle responsabilità di tutti.
Le parole di Di Biagio: difesa, memoria e ingiustizie evidenti
Luigi Di Biagio parte con toni netti: «Quello che sta subendo Pellegrini è inaccettabile». Parole che pesano perché pronunciate da chi conosce bene la Roma, la pressione che comporta vestire quella maglia, e cosa significhi affrontare l’opinione pubblica. Di Biagio ricorda che Pellegrini ha segnato 55 gol con la Roma, un numero tutt’altro che banale, e che ha sollevato una coppa importante per il club – elementi che, a suo giudizio, non dovrebbero essere cancellati dal continuo scrutinio sui suoi errori.

Un punto centrale del suo intervento è la memoria corta: Di Biagio denuncia come troppo spesso si dimentichino i sacrifici, le prestazioni corrette, i momenti in cui Pellegrini ha risposto presente. Quando arrivano le sconfitte, o quando la Roma non rende come sperato, il giocatore è spesso individuato come capro espiatorio. Questo crea una dinamica ingiusta, secondo Di Biagio, in cui i difetti diventano l’unico focus e le qualità vengono trascurate.
Cristante e Koné entrano nella discussione come esempi di giocatori che spesso sono difesi, esaltati o criticati meno, nonostante anch’essi abbiano dei momenti complicati. Di Biagio dice che vicino a Cristante e Koné Pellegrini ci starebbe benissimo, perché aggiunge caratteristiche che gli altri due – per quanto validi – non hanno. È un appello a non semplificare, a guardare le squadre nella loro complessità, e a riconoscere che la rosa della Roma ha elementi di alto valore che vanno valorizzati con equilibrio.
Critiche, responsabilità e il peso delle aspettative
Non tutte le critiche nei confronti di Pellegrini sono ingiuste, secondo Di Biagio, ma diventa un problema quando la valutazione è sbilanciata. Il centrocampista paga un prezzo alto per essere capitano, per avere avuto successo, per essere uno dei punti fermi della rosa. Questo lo espone a commenti severi, a richieste di responsabilità che sono normali nello sport, ma troppo spesso ingenerose.
Di Biagio sottolinea come la responsabilità sia condivisa: un giocatore può sbagliare, ma il contesto conta – il modulo, gli allenatori, le scelte tecniche, le pressioni mediatiche. Se la squadra perde, non può essere solo Pellegrini il motivo; così come le vittorie non dipendono solo da lui. Questo non significa togliere valore alle critiche costruttive, ma richiede equilibrio e rispetto per la storia del giocatore.
Le aspettative su Pellegrini sono alte perché è uno dei leader del gruppo, uno dei tipi di giocatori che molti tifosi e addetti ai lavori indicano come centrale nel progetto della Roma. Ma essere leader significa anche sopportare tensioni che altri non hanno, e qui Di Biagio chiede che si riconosca che certe critiche possono essere esasperate o non proporzionate, specie quando la prestazione non è pessima, ma semplicemente sotto attese.
Infine, la figura di Pellegrini è anche simbolica: per Di Biagio rappresenta parte della storia recente della Roma, un punto di riferimento. Criticarlo non è solo criticare un giocatore, ma mettere in discussione una certa continuità, un rapporto con i tifosi, una dedizione che lui dice meriti rispetto.
Conseguenze per la Roma: squadra, ambiente e prospettive
Le parole di Di Biagio non restano solo un’opinione personale: hanno potenziali implicazioni per l’ambiente Roma, per la gestione dello spogliatoio, per come si costruisce la narrativa intorno alla squadra. Quando un leader viene criticato così intensamente, può esserne intaccato anche il suo rendimento, la sua fiducia, il clima interno.
Per l’allenatore Gasperini e la società, diventa importante modulare le comunicazioni, dare protezione – non nel senso di evitare ogni critica – ma nel senso di costruire un clima in cui il giocatore possa andare in campo libero da pressioni estreme. La gestione dei momenti difficili è sempre un test: come risponde il capitano, come risponde la squadra, come risponde la tifoseria.
La tifoseria stessa ha un ruolo: i tifosi hanno aspettative legittime, vogliono prestazioni, vittorie, identità. Ma quando l’attesa diventa giudizio continuo, può creare un circolo vizioso: Pellegrini sbaglia, viene criticato, perde fiducia, la squadra ne risente, le critiche aumentano. Di Biagio chiama a una considerazione più larga, a guardare i giocatori oltre il rendimento immediato, a riconoscere che la storia, la dedizione, le attese – sebbene pesanti – sono parte di ciò che rende prezioso un giocatore in un club come la Roma.
Sul piano sportivo, parole come queste possono anche smuovere qualche coscienza: potrebbero portare a un utilizzo diverso delle risorse – più rotazioni, più fiducia nei veterani, più ascolto del gruppo – che possono incidere sul rendimento. E se la Roma vuole davvero lottare per il quarto posto o più, serve che ogni componente stia bene, mentalmente e fisicamente.
