La sostituzione del centrocampista belga contro il Manchester City diventa simbolo delle scelte tattiche in emergenza con Napolitano ridotto in dieci.
Il Napoli perde Kevin De Bruyne già al 26’ contro il Manchester City, dopo l’espulsione di Di Lorenzo: l’allenatore Antonio Conte reagisce subito, inserendo Olivera per reggere l’inferiorità numerica. La decisione accende discussioni: è stato giusto sacrificare un creativo per solidità difensiva?
Contesto della partita e premessa al cambio
Il Napoli affrontava il Manchester City nella sfida valida per la Champions League, in trasferta, già in condizioni difficili dopo l’espulsione di Giovanni Di Lorenzo. L’episodio è avvenuto intorno al 20’ del primo tempo: il capitano azzurro ha commesso un fallo su Haaland nell’area di rigore, segnalato dal VAR, che ha portato al cartellino rosso. Il Napoli si è ritrovato in inferiorità numerica con ampio margine ancora da giocare.

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De Bruyne era entrato nell’undici titolare con compiti chiari: far girare il pallone, garantire controllo, abbassare la pressione avversaria, cercare spazi tra le linee. La sua presenza era considerata fondamentale per arginare il dominio territoriale del City. Tuttavia, dopo il rosso, la situazione tattica cambia: serve coprire i varchi, adattarsi, ridurre rischi. Conte decide così il cambio: fuori De Bruyne, dentro Mathías Olivera, più difensivo, con l’idea di chiudere linee, aumentare densità e limitare le incursioni degli inglesi.
L’idea del tecnico è reagire subito: non far pesare troppo il fatto di essere in dieci. Il piano è ridisegnare assetto, far correre la squadra, accorciare distanze tra reparti. L’ambiente, i tifosi, i commentatori discutono se la scelta sia stata preventiva o inevitabile, se sia stata coraggiosa oppure debolezza tattica. De Bruyne si accomoda in panchina senza proteste: lascia il campo con acclamazioni e applausi del pubblico dell’Etihad, il suo ritorno in Inghilterra cominciato con emozione ma si interrompe troppo presto.
Argomenti a favore del cambio e critiche
Tra chi difende la decisione si fanno valere argomenti concreti: giocare in inferiorità numerica impone sacrifici, serve compattezza, meno rischio nelle ripartenze, meno spazio per gli avversari. De Bruyne, pur grande qualità, avrebbe dovuto restare isolato, sovraccarico, costretto a coprire troppo; togliendolo Conte cerca di rimodulare l’equilibrio, curare la fase difensiva, evitare goleade. La scelta appare sensata in ottica pragmatica: in Champions, contro il Manchester City, serve prima di tutto sopravvivere, organizzare la squadra per subire meno, sperare in ripartenza.
Critici invece sostengono che la Roma (Napoli, in questo caso) avrebbe potuto mantenere benefici nel possesso palla grazie a De Bruyne; che la sua visione, la sua capacità di dettare tempi, far girare la squadra, avrebbero potuto smorzare l’assalto del City. Togliendolo si rischia di perdere lucidità, iniziativa, di restare schiacciati con difficoltà nella costruzione. Alcuni tifosi dicono che il sacrificio è sembrato troppo rapido: solo qualche minuto dopo l’espulsione, forse sarebbe servita maggiore pazienza, far entrare altri uomini o cambiare moduli tenendo De Bruyne dentro.
La discussione si concentra anche su cosa avrebbe rappresentato per morale, per identità della squadra, ritrovarsi ancora relativi punti di riferimento offensivi in campo pur in svantaggio numerico. In alcune partite storiche il Napoli ha dimostrato forza anche con uomo in meno senza perdere la personalità; chi critica il cambio sostiene che Conte abbia rinunciato troppo presto a qualcosa di prezioso.
Ripercussioni strategiche e lezioni per il futuro
Il cambio ha conseguenze immediate: Napoli passa a un modulo più difensivo, più coperto. Olivera entra per chiudere il fianco, coprire la lunghezza del campo, dare maggiore protezione ai centrocampisti. Ai difensori tocca più lavoro, ai mediani più sacrificio, minor spazio per l’azione creativa. Il rischio è che la squadra resti passiva, senza iniziativa se il City decide di accelerare, ma la scelta può limitare i danni, preservare lo score, evitare svantaggi peggiori.
La riflessione post partita riguarda la gestione del doppio danno: espulsione + perdita di un giocatore chiave. Allenatori come Conte devono avere alternative, moduli pronti, panchina con giocatori abili a trasformare assetto rapidi, equilibrio tattico. Il Napoli in questo momento deve costruire anche quella capacità di reagire sotto pressione: non solo con buone prestazioni quando tutto va bene, ma con idee chiare quando va male.
In prospettiva la decisione sarà ricordata come simbolo dell’approccio ultra-pragmatico del Napoli in Champions sotto Conte: certezza che difesa e ordine valgono quanto qualità offensiva. Se il sacrificio di De Bruyne eviterà un tracollo, Conte potrà dire che è stata scelta giusta. Altrimenti, sarà criticato come passo falso nel mentale di squadra. Questa partita offrirà insegnamenti tattici e caratteriali.
