Dal passato juventino alla voglia di lasciare il segno: a Como la calciatrice svizzera costruisce una nuova vita, dentro e fuori dal campo.
Alisha Lehmann ha segnato il suo primo gol con la maglia del Como Women, un gesto che va oltre la rete: rappresenta la sua rinascita. Dopo l’esperienza turbolenta alla Juventus e un cambiamento nella sua vita personale, la svizzera di origine, ormai celebre non soltanto per le sue doti calcistiche, torna a splendere in un contesto che l’accoglie con fiducia e nuove aspettative. Questo articolo analizza la sua evoluzione recente, il ruolo che gioca fuori dal campo e cosa significa davvero per lei questa “nuova vita a Como”.
Il gol che cambia tono
Il primo gol di Lehmann con il Como, segnato nella partita contro l’Inter, non è stato soltanto un momento di gioia sportiva: è il segnale di una atleta che vuole essere protagonista. Anche se il risultato non ha portato a un traguardo immediato, il valore simbolico della rete è enorme. È stato “il primo tassello di una storia iniziata con la voglia” di fare la differenza.

Con il gesto della pesca – la celebre esultanza da pescatrice – Lehmann dimostra che quelle esultanze non sono solo coreografie: sono una dichiarazione di identità, l’affermazione che ogni ricomincio ha bisogno di segnali forti. Il numero di maglia, il 77, che mostra con orgoglio, è un elemento simbolico: serve a imporsi, a lasciare un’impronta visibile.
Il gol diventa dunque anche metafora: non più solo il risultato di un’intesa tattica o di una giocata, ma la conferma che Lehmann vuole restare, costruire qualcosa di stabile, diventare parte integrante di un progetto. È il gol della fiducia ritrovata, dopo stagioni in cui la visibilità c’era ma non la centralità nell’esperienza quotidiana.
Tra visibilità sociale e identità sportiva
Alisha Lehmann è famosa non solo per il suo calcio: la sua popolarità su Instagram, con quasi 16,5 milioni di follower, la rende una delle calciatrici più seguite al mondo. Questo dato è rilevante perché mette in luce la sua doppia dimensione: atleta e figura mediatica. Chi la segue sa che per lei la dimensione social non è mai stata un obiettivo primario, ma una conseguenza della sua carriera, delle sue performance, della sua personalità.
L’elemento chiave è la sua fermezza nel non voler essere definita “influencer”. Lehmann lo ribadisce: prima calciatrice, poi tutto il resto. Ma questa distinzione non la rende meno visibile: al contrario. Fanno impressione i numeri, ma fa più impressione la capacità di mantenere una coerenza tra ciò che mostra e ciò che è davvero – almeno come lei lo racconta.
Questo equilibrio tra presenza digitale, vita privata e impegno sul campo – specie in un momento di cambiamento personale, dopo l’addio alla Juventus e alla sua relazione sentimentale – è forse la parte più delicata della sua “nuova vita”. Lehmann non fuga il passato, ma non lo lascia nemmeno dettare il presente: lo trasforma in esperienza.
Como: casa, progetto e prospettive
Il trasferimento al Como rappresenta per Lehmann un’occasione di ricominciare in un ambiente che può offrirle importanza, spazi da protagonista, e un pubblico meno pressante ma più focalizzato. Il Como Women appartiene a un contesto calcistico con ambizioni, ma anche con bisogno di costruire una identità. Il fatto che il club sia di proprietà di un fondo internazionale aggiunge un elemento interessante: non è un piccolo che “sbarca” nel femminile, ma un progetto con risorse, che può pianificare.
Fisicamente, Como significa lago, natura, calma, vita diversa da quella di una grande metropoli. E per chi ha vissuto momenti intensi, in cui la pressione è altissima, questo può fare la differenza. Lehmann, a quanto pare, ne approfitta: nel tempo libero si gode Como da sola, ma rimane in contatto con le ex compagne juventine. La serenità, allora, diventa ingrediente essenziale per ritrovare motivazioni, forma e prestazioni.
In prospettiva, la domanda è: Quanto potrà crescere il Como con lei? Quanto potrà crescere Lehmann dentro questo contesto? Se mantiene costanza, mentalità, voglia di essere protagonista, questo inizio promette bene. Il primo gol è solo l’avvio: servono continuità, leadership in campo, adattamento tattico alle esigenze del club e delle compagne, resilienza anche quando le cose non vanno come previsto. E, oltre al gol, servirà che lei riesca a plasmare attorno a sé una presenza che ispira anche le giovani calciatrici che guardano a questi esempi.
