Fiorentina, partenza shock: Pioli sotto esame e a Pisa non può più sbagliare

Stefano Pioli Milan

Immagine | Ansa

Luca Antonelli

Settembre 24, 2025

Quattro giornate amare con soli due punti: serve una scossa immediata per il viola per evitare che la pressione diventi dannosa.

La Fiorentina si trova già sotto osservazione dopo un inizio di stagione ben al di sotto delle aspettative: con due punti in quattro giornate e fragilità evidenti in più reparti, la squadra di Pioli non può permettersi passi falsi. Il prossimo impegno, sul campo del Pisa, assume la valenza di un vero spartiacque: la vittoria non è solo auspicabile, è quasi un obbligo. In questo articolo esaminiamo le cause del pessimo avvio, le incertezze tattiche, le soluzioni a disposizione e le conseguenze di un’eventuale ulteriore battuta d’arresto.

Le cifre che preoccupano: rendimento sotto le attese

La situazione in casa Fiorentina è già delicata. Due soli punti conquistati dopo quattro partite significano che qualcosa non funziona sul piano del risultato. Ci sono state due pareggi in trasferta e due sconfitte casalinghe: la stratificazione tra campo interno ed esterno non offre alcuna consolazione. A livello offensivo la produzione è modesta: appena tre gol segnati finora. Dietro, invece, le reti subite sono sei. Il divario tra attese e prestazioni reali è nettissimo.

Fiorentina Napoli
Fiorentina – Napoli, immagini di repertorio da una partita di Serie A. – @ANSA

Un dato particolarmente allarmante riguarda il numero di tiri in porta: appena nove nei quattro match disputati. Numeri che indicano difficoltà nel creare occasioni, nel verticalizzare, nel finalizzare. Se l’attacco fatica a rendersi pericoloso, la difesa soffre di disattenzioni e vulnerabilità. Inoltre, quando la Fiorentina perde il possesso palla, dimostra scarsa capacità di reazione immediata, lasciando spazi che gli avversari sfruttano.

Le partite finite male non sono solo quelle perse, ma anche quelle in cui la squadra ha mostrato segnali di nervosismo, mancanza di equilibrio, cali nella gestione dei momenti difficili. La somma di questi elementi rende evidente che il problema non è solo fisico o tattico, ma mentale: fiducia, sicurezza, capacità di mantenere lucidità nei frangenti di pressione.

In sintesi, i numeri dicono che la Fiorentina ha avviato la stagione non solo con risultati scarsi, ma con prestazioni che mettono in dubbio alcune certezze: assetto difensivo instabile, pochi pericoli creati, scarsa continuità nel gioco. Serve urgentemente invertire la tendenza, soprattutto se l’obiettivo resta quello di competere ad alti livelli.

Le incertezze tattiche e le scelte che non convincono

Uno dei problemi principali è la mancanza di un modulo chiaro e di una gerarchia definita tra i titolari. Pioli ha variato spesso: alcune partite con difesa a tre, altre con quattro dietro; combinazioni diverse in attacco, ruoli intercambiabili tra trequartisti e punte; centrocampo che cambia uomini, anche caratteristiche. Queste varianti, se da un lato riflettono volontà di adattamento, dall’altro aumentano la confusione nei meccanismi.

Nel dettaglio, il centrocampo viola sembra mancare di equilibrio: troppe opzioni e pochi punti fermi. Mandragora, Fazzini, Sohm, Fagioli, Nicolussi Caviglia e Ndour sono tutti nomi validi, ma l’allenatore deve capire su chi puntare con continuità. L’alternanza crea incertezze: chi entra deve sapere cosa fare, deve sentirsi titolare anche psicologicamente, non semplicemente il cambio dell’ultimo momento.

Anche l’attacco mostra segni di smarrimento: dipendenza da Kean (attaccante unico) in alcune gare, uso di coppie con Piccoli o Dzekò in altre, con Gudmundsson in panchina o fuori ruolo quando non è al 100%. Queste oscillazioni fanno sì che il gioco offensivo non abbia una fisionomia precisa, né una direzione caratteristica.

La difesa poi cambia assetto in base al modulo, e questo incide sull’intesa tra i reparti. Se la linea difensiva, i terzini e i centrali non si abituano a giocare insieme, compatti, costanti, ogni cambio rischia di intaccare la fluidità nella costruzione del gioco, nei tempi di chiusura e nelle transizioni. Pioli deve trovare rapidamente un’identità tattica, definire titolari e alternative, far funzionare i principi fondamentali di pressing, possesso e solidità difensiva.

Pisa come spartiacque: perché serve vincere

Il match contro il Pisa non è solo un’altra partita: è un test con valenza psicologica e operativa. Dopo un avvio così incerto, la Fiorentina non può permettersi un altro passo falso: perdere significherebbe aumentare la pressione sul gruppo, sulle scelte tecniche e sul morale dei giocatori.

La vittoria servirebbe per invertire il trend e ristabilire fiducia. Una prestazione convincente può ricompattare l’ambiente — tifosi, società, squadra — intorno al progetto. Serve una prova di carattere: non basta gestire la partita, serve prenderla in mano, aggredire, mostrare personalità. Il Pisa probabilmente verrà preparata con concretezza, affamato e desideroso di punti, quindi la Fiorentina dovrà evitare distrazioni, errori banali, cali di concentrazione.

A livello tattico, quella contro Pisa è l’occasione per mandare un segnale: scegliere un assetto stabile, schierare quelli che hanno convinto di più, lasciare chi ha sbagliato finora ai margini fino a che non ritrova confidenza. Serve coerenza nelle scelte: non è utile cambiare ogni partita aspettando che arrivi la risposta perfetta. Also, serve equilibrio tra rischio e prudenza: la Fiorentina dovrà essere propositiva, ma anche attenta a non scoprirsi.

Infine, vincere darebbe tempo prezioso a Pioli per sistemare le cose. Altrimenti, con una sconfitta, le voci di cambi alla guida tecnica — già presenti — potrebbero intensificarsi. La pressione inevitabilmente aumenterebbe, con possibili conseguenze sulle motivazioni, sul dialogo interno, sulla gestione dei singoli. Pisa diventa così punto di non ritorno, momento favorevole per dare una scossa.

Scenari futuri: possibili soluzioni, rischi e alternative

Se la Fiorentina riuscirà a vincere a Pisa, potrà ricostruire un minimo di fiducia e credibilità per affrontare le prossime settimane con meno tensione. Quella vittoria servirebbe come spartiacque per stabilire titolari, assetti, modulo e strategie chiare. Pioli potrebbe ritrovare serenità, giocatori chiave potrebbero rilanciarsi, e la squadra trovarsi pronta a reagire alle sfide successive.

Ma se non arriva la vittoria, i rischi aumentano: la pressione esterna (tifosi, giornali, ambiente) può diventare frustrante, la fiducia interna vacillare, il morale calare. In casi simili i club valutano cambi tecnici o strategici radicali. Alcuni nomi sono già circolati come possibili sostituti, ma ogni cambio porta con sé rischi: nuovo allenatore, nuovo progetto, tempi di adattamento.

Una soluzione possibile è che Pioli trovi la quadratura intorno a poche certezze: un modulo base da cui partire sempre, ruoli chiave stabiliti, gerarchia dei giocatori rispettata. Serve pragmatismo, lucidità, personalità. Anche l’allenamento mentale può fare la differenza: gestire lo stress, le pressioni, recuperare la fiducia attraverso esercizi, preparazioni mirate, dialogo.

Un altro elemento chiave sarà la gestione delle risorse: infortuni, condizioni fisiche, turnover intelligente, senza disunire la squadra. Se l’organico è valido, come appare, va sfruttato bene: non solo gli “undici titolari” ma chiunque venga chiamato in causa. E la società dovrà sostenere l’allenatore, gestire il contorno, evitare che le voci distolgano l’attenzione dal campo. Il futuro della stagione dipende molto da queste prossime settimane.

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