Il derby perso contro la Roma ha riacceso i riflettori sul momento complicato di Nuno Tavares, arrivato a Roma con l’etichetta di esterno offensivo in grado di spaccare le partite. Nella passata stagione il portoghese aveva impressionato nelle prime settimane, firmando già otto assist entro fine ottobre, ma quella brillantezza è svanita da tempo. Come la Lazio.
Il caso Nuno Tavares: da promessa a punto debole
Nel derby contro la Roma l’errore in uscita davanti alla propria area è diventato il simbolo di un calciatore che appare confuso, anarchico tatticamente e poco integrato nel collettivo. Il tecnico biancoceleste lo ha sostituito già all’intervallo, irritato non solo dal blackout tecnico ma anche dal comportamento del giocatore dopo i rimproveri dei compagni. Le telecamere hanno immortalato il battibecco con Zaccagni, con una risposta a muso duro proprio mentre la Roma esultava. Una reazione che ha alimentato le critiche dei tifosi, costringendo l’ex Arsenal a disabilitare i commenti sui social. La società ha escluso provvedimenti disciplinari, tuttavia, il messaggio di Sarri appare netto: Tavares rischia la panchina nel prossimo impegno con il Genoa.
La gestione di Sarri e le scelte obbligate
Per Maurizio Sarri, il caso Tavares rappresenta una spina nel fianco ma anche una conseguenza di un mercato bloccato e gestito tra vincoli e compromessi. Il tecnico aveva accettato di trattenere l’esterno solo nella speranza di lavorare su una “versione ridotta” del giocatore visto un anno fa: capace di accelerazioni devastanti, ma con limiti difensivi e scarsa disciplina tattica. L’evoluzione, sperata, non è arrivata complice anche l’insofferenza del calciatore, che desiderava (in discreta compagnia, fra l’altro) di cambiare aria. A chiudere il cerchio il rapporto con il tecnico. Sarri, fatica a legarsi con chi non dimostra di sposare la sua filosofia basata sul collettivo che possa sfruttare le qualità dei singoli. Tavares, al contrario, vive più per la giocata individuale che per la squadra.
Una squadra e una società in piena crisi di identità
Con queste premesse la gestione Tavares diventa emblematica. La Lazio appare oggi una squadra senza leader, con giocatori che alternano talento a fragilità caratteriale. I presunti trascinatori non riescono a farsi carico del gruppo e non si vedono personalità forti in grado di rappresentare un punto di riferimento nello spogliatoio e sul campo. La società, dal canto suo, appare intrappolata nel blocco del mercato e incapace di rilanciare con decisione il progetto. Risultato: un gruppo fragile, senza identità e incapace di reagire nei momenti chiave. Il caso Tavares, in questo contesto, non è un episodio isolato, ma l’ennesimo sintomo di una crisi che parte dall’alto e rischia di compromettere l’intera stagione.
