Gol decisivo all’87′, ma l’attaccante del Liverpool si toglie la maglia e prende il secondo giallo: Slot “È stato stupido”
Un momento di gioia pura si trasforma in beffa per Hugo Ekitike: l’attaccante del Liverpool, subentrato nella ripresa, segna il gol dell’87′ che regala il successo, ma toglie la maglia in esultanza — gesto vietato — guadagnandosi un secondo giallo istantaneo e l’espulsione. Il tecnico Arne Slot non usa mezzi termini: “È stato stupido”.
L’espulsione nell’esultanza: momento decisivo e conseguenze
Quando Ekitike ha immerso il pallone in rete al minuto 87, il traguardo sembrava servito: il Liverpool avrebbe potuto festeggiare una vittoria memorabile. Ma l’attaccante non si è trattenuto: ha tolto la maglia in pieno fervore, ignaro probabilmente di essere già ammonito. Quell’episodio ha scatenato il classico paradosso del regolamento: la celebrazione, un atto spontaneo, si trasforma in gesto ingenuo quando si è già ammoniti.

Il direttore di gara, attento ai comportamenti, ha applicato il regolamento alla lettera: secondo giallo e via, espulsione inevitabile. Il Liverpool, in superiorità numerica prima, si ritrova ora senza uno dei suoi uomini chiave per la prossima partita. La beffa è doppia: la gioia del gol viene subito mitigata dalla squalifica che ne deriva.
Sul campo, la squadra ha stretto i denti per portare a casa il risultato, ma l’episodio ha inevitabilmente generato tensioni e nervosismo, in particolare in una fase in cui l’equilibrio mentale conta quanto quello tecnico.
Le parole di Slot e il richiamo alla disciplina
Arne Slot, entrando nella zona mista, non ha trattenuto il suo disappunto: “È stato stupido”, ha detto in modo diretto. Una frase che suona come monito non solo per Ekitike, ma per tutta la squadra: nel calcio moderno, le emozioni vanno controllate. Slot, da “vecchia scuola”, ha ricordato che – al posto della gestualità plateale – sarebbe stato più opportuno “girarsi e ringraziare chi ha fatto l’assist”, indicando Federico Chiesa come uomo chiave dell’azione del gol.
Il tecnico ha ribadito che il primo cartellino, probabilmente per un gesto impulsivo in area, era già “inutile”, e che il secondo — legato all’esultanza — è una distrazione inaccettabile per un professionista. La delusione emerge dall’amarezza: un momento magico rovinato da un gesto evitabile.
Dietro la critica c’è un’idea chiara: i grandi giocatori non solo segnano, ma sanno anche gestire le proprie emozioni nei momenti chiave. Ekitike pagherà il conto della sua esuberanza, sotto forma di squalifica, ma la lezione non passerà inosservata in uno spogliatoio professionale e ambizioso.
Impatti sul Liverpool e riflessioni sul regolamento
L’espulsione di Ekitike pesa sulle scelte future di Atne Slot: l’attaccante sarà assente per almeno una partita, privando il tecnico di un’arma offensiva in un periodo in cui la concorrenza di Isak e altri attaccanti è elevata. Il tecnico dovrà gestire la rotazione dell’attacco con più attenzione e probabilmente dovrà adattare la formazione per compensare l’assenza.
Il gesto mette in evidenza anche la rigidità del regolamento: celebrare togliendo la maglia è uno dei tabù del calcio moderno, eppure capita che in situazioni emotive chiunque possa farsi prendere. Il regolamento non ammette eccezioni: il cartellino scatterà sempre se il gesto è compiuto dopo aver già ricevuto un ammonimento. In questo senso, l’episodio di Ekitike assume valenza pedagogica: un campanello per ogni attaccante, un promemoria per il controllo emotivo.
Dal punto di vista mediatico, la scena — gol, esultanza plateale, rosso — è destinata a viaggiare nel tempo: per Ekitike diventa una “figura”, per il Liverpool un episodio da metabolizzare. La pressione aumenta, ma in ambienti professionistici è attesa una reazione matura: il giocatore dovrà riflettere, farsi trovare pronto al ritorno e dimostrare che quell’errore non definisce la sua carriera.
