Il tecnico continua con il suo marchio tattico, ma lascia due tra Vlahović, Openda e David ai margini.
La Juventus si trova in un paradosso interessante: dispone di tre attaccanti di qualità, ma in tanti vedono il campo solo dalla panchina. Igor Tudor, però, non cambia il suo sistema di gioco 3-4-2-1, marchio distintivo della sua Juve, nemmeno davanti a questa abbondanza offensiva. Si profila così una gestione delicata di uomini, equilibri e ambizioni individuali.
Il sistema “fisso” di Tudor e la sua coerenza tattica
Igor Tudor ha scelto fin da subito un modulo “identitario”: il 3-4-2-1. È un sistema che combina compattezza difensiva, ampiezza sulle fasce e la possibilità di avere due attaccanti a supporto del centravanti. In questa struttura, gli attaccanti esterni svolgono spesso anche compiti difensivi, chiudendo spazi e rompendo gli schemi avversari. Il modulo è diventato il suo marchio tattico, tanto che raramente si parla di deroghe sostanziali.

Il punto critico in questo momento è che la Juventus dispone di un “potenziale attacco in surplus”: Vlahović, Openda, David. Tre attaccanti per un solo posto da centravanti puro. In molti si chiedono allora: perché non passare a un modulo con due punte, almeno occasionalmente? Ma per Tudor non è una questione di modulo “giusto” o “flessibile”: è questione di identità, di coerenza. Del resto, già in certe occasioni ha applicato un 1+2 (un centravanti accompagnato da due punte/trequartisti), ma senza mutare l’impianto generale: il concetto tattico rimane lo stesso.
Ciò che Tudor sacrifica è la possibilità di accontentare tutti gli attaccanti: qualcuno rimane inevitabilmente fuori. Non è tanto una questione di merito assoluto, quanto di adeguatezza al sistema. E in questo momento, il suo dogma è: “Chi si adatta meglio al 3-4-2-1 avrà la preferenza”. La coerenza tattica è per lui un valore tanto quanto i gol.
Gli snodi “sprecati”: chi rimane fuori e conseguenze
La presenza di tre attaccanti significa che almeno due frequentemente resteranno in panchina, anche quando sono in forma o con motivazioni alte. Questo genera tensioni: chi non gioca si sente “bruciato”, chi entra rischia di non trovare ritmo e continuità. In un club grande come la Juve, in cui le ambizioni sono alte e la concorrenza interna è feroce, gestire questi momenti è una delle sfide più delicate per un allenatore.
Vlahović, Openda e David — ciascuno con le sue caratteristiche — rappresentano scenari “sprecati” se usati poco. Vlahović ha esperienza in Serie A, Openda offre vivacità e dribbling, David gioca con rapidità e mobilità. In assenza di un sistema che preveda due punte, il tecnico dovrà fare scelte dolorose: chi mandar fuori, chi privilegiare per motivi tattici, chi sacrificare per garantire equilibrio al resto della squadra.
Un altro effetto è psicologico: giocatori di qualità ai margini possono demotivarsi, perdere fiducia, sentirsi secondi al progetto. Questo può pesare nell’umore della rosa, nella spinta quotidiana in allenamento, nella coesione del gruppo. Se Tudor gestisce bene questi elementi — comunicazione, rotazioni, coinvolgimento — potrà limitare il danno. Ma è inevitabile che ci siano momenti in cui “lo spreco” dei talenti si vedrà.
Le implicazioni per la Juve: equilibrio, alternativa e futuro
In un sistema così rigido, la Juve rischia di avere limiti di alternativa: se l’unico centravanti non è in giornata, o subisce un infortunio, l’intero comparto d’attacco può risentirne. Non poter schierare due punte in modo stabile significa rinunciare a una possibilità di gioco più diretto, spesso utile contro squadre che difendono strette o con bassa profondità.
Allo stesso tempo, la coerenza tattica può essere un vantaggio: squadre avversarie sanno cosa aspettarsi, ma per la Juventus è una certezza di stabilità. Tudor punta anche su adattamenti contestuali (pressione, fase difensiva, transizioni), ma il nucleo del 3-4-2-1 non si tocca. Questo disegno può pagare se la squadra resta quadrata, se gli interpreti accettano ruoli anche “minori” e se i pochi inserimenti (dagli attaccanti, dagli esterni) risultano efficaci.
In prospettiva, se la Juve dovesse cambiare allenatore o identità, quel surplus offensivo potrebbe diventare un’arma formidabile: un tecnico con modulo più flessibile potrebbe valorizzare tutti. Ma finché Tudor regge la sua visione, l’equilibrio interno e la gestione dei “esuberi d’attacco” resteranno una delle sfide decisive per la stagione.
