Napoli-Eintracht, scoppia la bufera: stop ai tifosi tedeschi e accuse durissime

Eintracht

Eintracht di Francoforte. - @ANSA

Luca Antonelli

Settembre 25, 2025

La società tedesca contesta la decisione delle autorità italiane di vietare la trasferta, definendola una misura ormai consolidata nel calcio nostrano.

Un confronto diplomatico rischia di sfociare in battaglia legale: l’Eintracht Francoforte contesta apertamente l’ordinanza che impedisce ai suoi tifosi di viaggiare verso Napoli per la partita di Champions. La scelta italiana — motivata dall’allerta sicurezza dopo gli scontri del 2023 — viene definita “**prassi” consolidata ma sbagliata, con annuncio di possibili ricorsi.

Le motivazioni dell’Eintracht e la polemica sul “modello italiano”

La posizione espressa dal consiglio direttivo dell’Eintracht è chiara e dura: negare ai tifosi la trasferta è una pratica sistematica in Italia, che va oltre l’emergenza contingente. Philipp Reschke, rappresentante del club, ha affermato che pur comprendendo l’alto rischio legato alla storica animosità tra ultras italiani e tedeschi, il divieto è una risposta errata.

Antonio Conte Campione d'Italia con il Napoli
Antonio Conte Campione d’Italia con il Napoli Immagine | Ansa

Si punta il dito contro il criterio selettivo, perché – secondo loro – la misura è adottata non solo nei casi estremi, ma frequentemente in grandi eventi internazionali. La questione degenera in disputa di principi: da un lato la sicurezza pubblica, dall’altro il diritto dei tifosi di seguire la propria squadra. L’Eintracht ha poi anticipato l’intenzione di esaminare ricorsi al decreto ministeriale, valutando la fondatezza giuridica della decisione.

Dietro questa reazione non ci sono solo parole: la società tedesca contesta anche l’assenza di soluzioni alternative — come corridoi controllati o settori limitati — che avrebbero potuto mediare tra ordine pubblico e libertà. La narrazione si sposta su un piano internazionale: se in Italia questa pratica è “prassi”, quale segnale viene mandato al resto d’Europa?

La polemica si inserisce in un dibattito più ampio sulle modalità con cui l’Italia gestisce le trasferte ad alto rischio: divieti, ordinanze preventive, limitazioni agli spostamenti e restrizioni drastiche sono strumenti frequentemente usati nei casi più caldi. Ma per molti spettatori e addetti ai lavori, il confine tra misura necessaria e atteggiamento punitivo è sottile e spesso oltrepassato.

Le ragioni dello stop, il contesto storico e le implicazioni

Le autorità italiane giustificano il divieto con la memoria recente degli scontri del 2023, durante una trasferta dell’Eintracht a Napoli, che aveva lasciato segni di violenza e tensione. In quella occasione, i fatti drammatici portarono a misure straordinarie di controllo e allerta massima, con conseguenze urbanistiche e mediatiche.

Da quel precedente è scattato un meccanismo di precauzione estrema: ogni volta che il club tedesco è invitato in Italia, le istituzioni locali reagiscono con misure preventive rigide. Per il 4 novembre, giorno del match di Champions, sono previste misure supplementari ben oltre il divieto di trasferta: pattugliamenti extra, vigilanza speciale, restrizioni ai trasporti pubblici e controlli nei pressi del quartiere dello stadio.

È questa “regola non scritta” che l’Eintracht contesta: non si tratterebbe di decisione emergenziale, ma di automatismo, di uso preventivo del divieto senza valutazione caso per caso. In realtà, dietro ogni provvedimento ci sono tavoli tecnici tra ministero, prefetture, forze dell’ordine e club: valutazioni sul rischio ordine pubblico, intelligence, previsioni di presenza ultras, dati storici. Il nodo è se queste valutazioni vengano fatte con trasparenza e proporzionalità o se, in nome della prevenzione, si sacrifica il diritto dei tifosi.

Le implicazioni sono molteplici: da un lato, si rischia di minare la relazione tra tifoseria e club – quando viene negato il diritto di seguire la squadra in campo, parte dell’identità ultras subisce una ferita. Dall’altro, si mette in discussione la coerenza con le normative UEFA: il divieto indiscriminato può essere considerato una violazione dei principi sul diritto di espressione e partecipazione sportiva.

Questo caso rischia di diventare un precedente con effetto domino: se l’Eintracht portasse avanti con successo un ricorso, altri club e tifosi potrebbero chiedere analoghe revisioni, costringendo le istituzioni italiane a riformare le prassi.

Verso il match: scenari, effetti sul campo e clima di tensione

Il divieto ha già prodotto effetti simbolici: l’assenza dei tifosi ospiti toglie atmosfera alla partita, limita l’“effetto trasferta”, altera quello che teoricamente dovrebbe essere un confronto tra tifolerie. Il Napoli, da parte sua, beneficia di un vantaggio esterno: non dover gestire logistica, controllo o eventuali incidenti legati agli ospiti.

Ma il rovescio della medaglia è una tensione mediatica elevata: l’attenzione internazionale è alta, col rischio che il match diventi un caso politico più che sportivo. Le dichiarazioni dell’Eintracht, i potenziali ricorsi, le proteste sui social, l’eco internazionale: tutto contribuisce a creare uno scenario denso di polemiche, prima ancora che di calcio.

Per i giocatori, l’assenza di tifosi ospiti può avere un impatto sullo “spirito di match”: alcune partite in Europa si vivono anche per la contestualità del tifo avversario, per la sfida anche fuori dal campo. In più, la squadra tedesca subirà – anche mentalmente – la sensazione di essere penalizzata nel diritto di competere nelle stesse condizioni.

Infine, il giorno del match sarà un banco di prova per le misure di sicurezza italiane: se tutto filerà liscio, verrà presentata come vittoria della prevenzione. Se invece ci saranno incidenti nella zona limitrofa o gestioni critiche, il contraccolpo sull’immagine sarà pesante. Il confronto fra tifoseria, club e istituzioni potrebbe consumarsi ben prima del fischio d’inizio, con un risultato che andrà ben oltre il terreno di gioco.

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