La Juventus continua a vivere di rimonte. Dopo il successo in extremis contro l’Inter e il pari strappato al Borussia Dortmund, anche contro l’Atalanta i bianconeri hanno dovuto rincorrere. La partita dello Stadium ha confermato un trend ormai evidente: la squadra di Igor Tudor parte bene, crea qualche occasione, ma fatica a concretizzare e finisce per inseguire.
Le rimonte della Juventus: entusiasmo e segnali di allarme
Il gol in rimonta contro un’Atalanta ordinata e compatta è stato accolto come una liberazione dai tifosi, trasformando un pareggio in una mezza festa. Tuttavia, se da un lato la capacità di non mollare mai è un segnale di carattere, dall’altro emerge una preoccupazione: quanto a lungo la Juventus potrà affidarsi a questa abitudine? La rimonta, se episodica, è una virtù; se diventa sistematica, rischia di nascondere limiti più profondi nella costruzione del gioco e nella gestione delle partite. Il punto non è solo “fare risultato”, ma anche scaricare il potenziale offensivo che la rosa sembra avere. E contro la Dea, ancora una volta, la Juventus ha dato l’impressione di vivere più di orgoglio che di fluidità e idee chiare.
Le scelte di Tudor: sorpresa e perplessità in attacco
La partita contro l’Atalanta ha sorpreso molti per le scelte iniziali di Tudor. L’allenatore croato ha lasciato in panchina Dusan Vlahovic e il nuovo arrivato Jonathan David, preferendo puntare su Lois Openda come unica punta con Kenan Yildiz e Vanja Adzic alle sue spalle. Una decisione che ha fatto discutere e che non ha portato ai frutti sperati. Dopo l’intervallo, Tudor ha provato a correggere l’assetto inserendo Vlahovic e spostando Openda sulla fascia. Un esperimento durato poco: il belga è uscito senza lasciare traccia, mentre il serbo ha dato maggiore fisicità pur senza brillare. La sensazione è che le idee di Tudor non si siano ancora concretizzate, con scelte che destano dubbi soprattutto in un reparto offensivo pieno di alternative ma ancora senza un leader.
Vlahovic a mezzo servizio e il caso Jonathan David
Il tema più caldo riguarda proprio le punte di riferimento. Vlahovic, entrato a inizio ripresa, non ha disputato la miglior partita della sua carriera ma ha offerto maggiore presenza in area. Il suo utilizzo a partita in corso, però, sta diventando una costante: una scelta tattica o un segnale di poca fiducia? Ancora più spinoso il discorso legato a Jonathan David. Il canadese, arrivato a Torino con aspettative enormi e corteggiato da mezza Europa, non ha giocato nemmeno un minuto contro l’Atalanta. Una decisione che sorprende, soprattutto considerando le difficoltà della squadra nel rendersi pericolosa. Parlare di “caso” è forse prematuro, ma il mancato utilizzo di un attaccante dal profilo internazionale non può passare inosservato.
