Le parole che hanno ferito Bernardeschi: il retroscena che nessuno conosceva

Luca Antonelli

Ottobre 1, 2025

In un’intervista a cuore aperto, il calciatore non teme i giudizi e invita a riconoscere la libertà personale.

Federico Bernardeschi ha parlato con franchezza in un episodio del podcast BSMT, affrontando episodi dolorosi del suo passato. Ricorda quando, ventenne in forza alla Fiorentina, indossava una gonna e doveva subire insinuazioni sull’orientamento sessuale. Quella derisione ha lasciato segni, ma oggi il giocatore dichiara di non avere più paura di essere se stesso.

Durante l’intervista ha raccontato: «Mi mettevo la gonna e mi dicevano che ero gay. E quando avevo vent’anni quelle parole mi hanno fatto male». E ha aggiunto con lucidità: «Se pure lo fossi, che problema ci sarebbe? Ne andrei fiero».

Un racconto forte tra attacchi mediatici e sfide interiori

Bernardeschi ripercorre il periodo in cui la sua immagine veniva strumentalizzata. Oltre allo scherno sui social e negli stadi, anche nei giornali si parlava di lui in toni sprezzanti. «Me ne hanno dette di ogni. In spogliatoio, fuori, dappertutto», ha detto. In quel momento aveva poco più di 20 anni e ogni parola pesava di più.

Milan Bologna
Milan – Bologna, immagini di repertorio da una partita di Serie A. – @ANSA

Per lui non era solo l’attacco alla persona: era il tentativo di cancellare la sua libertà. Indossare una gonna, vestirsi diversamente, fare scelte estetiche che non seguono stereotipi maschili consolidati, sono state ragioni di scherno e di stigma.

Eppure, nel passare degli anni, Bernardeschi ha trasformato quelle ferite in forza. «Anche se lo fossi, secondo te lo direi al mondo? Non lo dico? Sarebbe comunque qualcosa di cui andrei fiero», ha affermato. Il messaggio è netto: la visibilità non è obbligatoria, ma la libertà di essere se stessi non può essere considerata un problema.

L’intervista mette in luce il tema dei tabù nel calcio, ambito dove ancora pochi hanno fatto coming out. Ma la sua testimonianza è un segnale: si può parlare di questi argomenti senza vergogna, anche se il contesto calcistico resta difficile.

Verso una cultura più inclusiva

Bernardeschi invita al ragionamento collettivo: come può lo sguardo degli altri limitare chi siamo? «Bisogna sempre domandarsi: davvero quel che pensa la gente è così importante nella nostra vita?» ha detto. Aggiungendo che i giudizi, quando diventano ossessione, annullano la persona.

Il mondo dello sport, con le sue pressioni, è terreno difficile per chi vive fuori dagli schemi. Ma testimonianze come la sua contribuiscono a smontare stereotipi e ad aprire spazi di comprensione.

L’intervista è anche una riflessione sul silenzio e sul peso dei pregiudizi: quelli che restano nonostante la carriera, il successo e il rumore dei palcoscenici. Bernardeschi adesso osserva il passato con consapevolezza e guarda al futuro con dignità.

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