La presenza di Gianni Infantino, presidente della FIFA, al vertice di pace di Sharm El-Sheikh al fianco di Donald Trump ha sorpreso molti osservatori internazionali. L’incontro, convocato per favorire un dialogo fra le potenze occidentali e i principali Paesi arabi sulla crisi mediorientale, ha visto la partecipazione di capi di Stato, diplomatici del massimo rappresentante del calcio mondiale.
Infantino e Trump nel dibattito per la pace in Medio Oriente
Secondo le fonti ufficiali, Infantino è stato invitato su iniziativa di Donald Trump, segno del crescente riconoscimento del ruolo politico della FIFA come soggetto capace di incidere nei processi di pace e di ricostruzione. Il presidente della federazione con sede a Zurigo ha sottolineato che la missione del calcio va oltre il campo da gioco. Durante il summit, Infantino ha intrattenuto colloqui informali con i rappresentanti di Qatar, Arabia Saudita e Stati Uniti. Consolidando così un network di relazioni che va ben oltre la sfera sportiva. La sua presenza in Egitto, infatti, è stata interpretata come un gesto di diplomazia sportiva, volto a usare il potere aggregante del calcio come strumento di dialogo in un contesto di forte tensione politica e umanitaria.
La FIFA e il piano di ricostruzione sportiva a Gaza e in Palestina
La FIFA si propone dunque come una forza di pace globale, capace di intervenire nei territori in crisi non solo con donazioni simboliche, ma con un vero e proprio piano di sviluppo sportivo Nel corso dell’incontro, Gianni Infantino ha annunciato un ambizioso progetto di ricostruzione delle infrastrutture sportive a Gaza e in Palestina. “Riporteremo il calcio in ogni regione del Paese”, ha dichiarato il numero uno della FIFA. Tra gli obiettivi fissati figurano la costruzione di nuovi campi da gioco, l’invio di istruttori e materiali sportivi, il lancio di programmi giovanili e la creazione di un fondo internazionale per la ricostruzione degli impianti. L’iniziativa, ha spiegato Infantino, intende restituire speranza ai giovani palestinesi.
Il calcio tra diplomazia e geopolitica
Nonostante le dichiarazioni di neutralità, la posizione della FIFA, agli occhi dei critici, appare sempre più intrecciata con le dinamiche geopolitiche internazionali. Gli ottimi rapporti di Infantino con Qatar e Arabia Saudita sollevano interrogativi. E fra i sostenitori della tesi del complotto, l’idea che la FIFA agisca come un attore politico autonomo. Infantino sostiene che “la FIFA non può risolvere i problemi geopolitici”. Difficile immaginare il calcio avulso dagli elementi del soft power globale, dove sport, economia e diplomazia si fondono. In questo contesto, la missione di pace a Gaza, sicuramente animata da intenti umanitari, può anche prestare il fianco a chi ritiene che Infatino sia l’artefice di una costruzione di un nuovo ruolo politico della FIFA.
