Negli ultimi dieci anni, il City Football Group (CFG) è diventato il simbolo più evidente della globalizzazione del calcio e dell’uso strategico dello sport come strumento di potere. Fondato nel 2013 dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, membro della famiglia reale di Abu Dhabi, il gruppo rappresenta una delle strutture più complesse mai create nel mondo del pallone.
L’impero sportivo del City Football Group
Oggi il CFG controlla 12 club professionistici e ha accordi di collaborazione con altre quattro società, distribuendo la propria rete in oltre quindici Paesi e cinque continenti. Dall’Inghilterra all’Uruguay, passando per Spagna, Australia e Italia, dove nel 2022 è stato acquisito il Palermo. La holding ha costruito un sistema capace di generare profitti, visibilità e influenza. Ufficialmente, la missione del gruppo è creare sinergie sportive e manageriali tra i club, condividendo metodi di allenamento, scouting e marketing. Molti analisti vedono nel progetto anche un obiettivo più profondo: controllare mercati strategici, formare talenti e, soprattutto, rafforzare la presenza politica ed economica degli Emirati Arabi Uniti nel mondo occidentale.
Gli Emirati Arabi e la diplomazia del pallone
Dietro l’espansione del City Football Group si nasconde una strategia geopolitica ben più ampia. Gli Emirati Arabi Uniti, guidati dal presidente Mohamed bin Zayed, stanno da anni utilizzando lo sport come strumento di soft power. L’acquisto del Manchester City nel 2008 ha rappresentato l’inizio di questa “diplomazia del pallone”. Attraverso la presenza nel calcio europeo, Abu Dhabi ha potuto costruire legami politici aprendo la strada a investimenti miliardari in settori come energia, tecnologia e media. Emblematico il caso del Regno Unito, dove gli Emirati sono diventati in pochi anni uno dei principali partner commerciali, anche nel settore della difesa. Dietro ogni acquisizione sportiva, dunque, si cela una logica di espansione diplomatica.
Calcio, finanza e potere: un intreccio globale
Le inchieste internazionali hanno messo in luce i rischi di questa commistione: fondi sovrani e aziende statali vengono spesso utilizzati per finanziare operazioni di immagine. Le indagini sul Fair Play Finanziario del Manchester City evidenziano come il confine tra sport e diplomazia economica sia sempre più labile. Nel frattempo, i legami tra le economie europee e gli Emirati si estendono anche a settori più sensibili, come la vendita di armi e le partnership energetiche, alimentando dibattiti etici e politici. In questo scenario, il calcio non è più soltanto intrattenimento: è diventato una piattaforma di influenza globale, capace di orientare opinioni pubbliche, economie e decisioni internazionali.
