La Nazionale vive una delle serate più amare della sua storia recente. A San Siro l’Italia di Gennaro Gattuso viene sconfitta 1-4 dalla Norvegia, incassando un risultato che si aggiunge ai dati negativi degli ultimi mesi e segna un nuovo primato poco lusinghiero. Dopo il ko esterno di giugno, il ritorno a Milano avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per voltare pagina: è successo l’esatto contrario.
Un record negativo che pesa: 1-4 dalla Norvegia
La Norvegia, guidata dal solito Haaland e sostenuta da un’organizzazione tattica superiore, ha dominato dal primo all’ultimo minuto del secondo tempo, ovvero da quando ha deciso di giocare a calcio. Gli azzurri, invece, hanno mostrato limiti tecnici, fragilità difensive e una totale incapacità di reagire nei momenti decisivi. Il gol di Pio Esposito non cambia la sostanza: la partita di San Siro entra di diritto tra le peggiori prestazioni casalinghe della Nazionale. Questo tonfo arriva nel periodo più delicato possibile, con l’Italia attesa tra pochi mesi da una semifinale playoff che vale l’accesso al Mondiale. E se negli ultimi anni abbiamo già vissuto eliminazioni dolorose, questa nuova caduta alimenta ansie e interrogativi sulla reale competitività del gruppo.
Gattuso davanti alla sfida più difficile: cosa può cambiare
Gennaro Gattuso è stato accolto con grande entusiasmo popolare, ma non è un mago. E oggi si trova davanti alla prova più complessa della sua sinora non indimenticabile carriera da allenatore. Al netto di grinta e carisma, il commissario tecnico dovrà dimostrare molto di più di quanto fatto sinora per guidare l’Italia fuori da questa spirale. Le vittorie contro avversarie di livello modesto avevano acceso una speranza eccessiva, alimentando un ottimismo scioltosi di fronte a un test probante come quello contro la Norvegia. Gattuso ha tre mesi per dare struttura, disciplina e un percorso credibile ad una Nazionale. La Nazionale non ha bisogno di slogan, né di un motivatore, ma di identità, idee e continuità.
Mondiale: un obiettivo obbligato. L’Italia deve rialzarsi
La prossima tappa è quella dei play off. Sedici nazionali, quattro posti: una formula spietata, una roulette russa, che non consente errori. L’Italia ha già pagato e non può ripetere la stessa storia. Per tornare davvero competitiva serviranno umiltà, lucidità e consapevolezza della realtà attuale, senza farsi ingannare da entusiasmi eccessivi o analisi autoindulgenti. L’Italia non può permettersi di restare ancora fuori da un Mondiale. Dal punto di vista tecnico, economico e culturale sarebbe un danno enorme. Ecco perché i prossimi mesi rappresentano un crocevia fondamentale: non è più solo questione di ambizione sportiva, ma di sopravvivenza identitaria. il Mondiale non è solo un traguardo: è una necessità. E l’Italia deve tornare a esserci.
