Gattuso, il regolamento non punisce l’Italia, i risultati sì

Gennaro Gattuso Nazionale Italiana

Gennaro Gattuso Nazionale Italiana Immagine | Ansa

Pasquale Luigi Pellicone

Novembre 18, 2025

Gennaro Gattuso ha chiesto scusa. Minimo sindacale, dopo il ko contro gli scandinavi, culminato in un passivo complessivo di 1-7, (lo 0-3 di Olso che ha compromesso il girone è l’eredità congiunta di Luciano Spalletti e della decisione tardiva di chi non lo ha messo alla porta dopo l’Europeo del 2022) ha evidenziato una squadra fragile, disconnessa e incapace di competere contro un avversario in questa fase più brillante, più organizzato e soprattutto più concreto.

Gattuso, un ct e una nazionale senza qualità

La sconfitta dell’Italia contro la Norvegia ha rappresentato l’ennesimo passo falso di una nazionale che continua a mostrare limiti strutturali A pesare non è soltanto la dimensione del risultato, ma la qualità della prestazione. Questa nuova debacle pone ulteriori interrogativi sia sulla gestione tecnica sia sulla reale competitività della rosa. L’Italia non perde contro corazzate come Francia o Spagna, ma contro un’avversaria che solo un anno fa arrancava anche in Europa, segno che la distanza tra ciò che si racconta e ciò che accade in campo è ormai abissale. I playoff, visti da molti come una formalità, diventano ora una montagna da scalare, anche perché la storia non induce certo all’ottimismo. Svezia e Macedonia del Nord sono incubi che aleggiano nell’urna di Zurigo.

Lo scivolone diplomatico: Gattuso e il malumore internazionale

Se la figuraccia in campo è dura da digerire, quella fuori dal campo è forse ancora più difficile da giustificare. Le dichiarazioni del commissario tecnico Gattuso sugli equilibri tra le confederazioni, sui posti assegnati ai vari continenti con particolare “attenzione” alle africane e sul presunto “privilegio” delle nazionali extraeuropee hanno generato una reazione immediata e poco lusinghiera in tutto il mondo calcistico. In un’epoca in cui il calcio è sempre più globalizzato, evocare un’Europa dominante e pretendere posti garantiti appare fuori dal tempo. Il risultato è stato l’opposto: un danno di reputazione che si somma alle prestazioni insufficienti sul campo e rafforza la percezione di un sistema incapace di assumersi le proprie responsabilità.

Il regolamento non punisce l’Italia

Tra le molte narrazioni circolate negli ultimi mesi, una delle più insistenti riguarda il presunto svantaggio dell’Italia causato dal regolamento delle qualificazioni. In realtà, né numeri né precedenti supportano questa tesi. L’Italia è alla terza edizione consecutiva in cui fallisce l’obiettivo. Le sconfitte sono due, e soprattutto il rendimento complessivo non è stato all’altezza. Mentre la Norvegia ha costruito una differenza reti devastante, gli azzurri hanno faticato contro avversarie nettamente inferiori. Il vero nodo non è il regolamento. Il rischio di rimanere fuori dal Mondiale per la terza volta consecutiva non deriva da cavilli burocratici, ma da anni di scelte sbagliate e risultati deludenti.

 

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