La Roma continua a inciampare negli scontri diretti, nei momenti che contano davvero. Sconfitte contro Milan, Inter e Napoli, tutte maturate con il medesimo e impietoso 0-1, il campionato ha restituito un’immagine chiara: i giallorossi faticano in modo evidente quando il livello dell’avversario si alza.
Roma e il tabù degli scontri diretti: tre ko identici
Il dato non è casuale ma strutturale. Ogni volta che la pressione sale e la partita richiede lucidità nelle scelte, cinismo sotto porta e tenuta mentale per novanta minuti, la squadra capitolina si dissolve, come se il peso dello scontro diretto fosse ancora insostenibile. All’Olimpico, contro il Napoli, l’adrenalina iniziale si è consumata in pochi minuti, lasciando spazio alla versione della Roma che i tifosi conoscono fin troppo bene: generosa, propositiva, ma incapace di affondare il colpo contro rivali che dispongono di qualità , idee e cattiveria agonistica più consolidate. I risultati, identici per forma e sostanza, confermano il limite più pesante di questo primo scorcio di stagione: quando la classifica chiede una prova di maturità , la Roma non riesce mai a completarla.
Tre sconfitte gemelle, figlie del contropiede
Le sconfitte contro Milan, Inter e Napoli hanno un denominatore comune. Quando l’avversario ha accelerato, la Roma si è trovata impreparata. Il gol è arrivato sempre allo stesso modo: una ripartenza subita, dopo un’uscita palla al piede mal gestita, un duello perso nel momento chiave. Le crepe difensive trasformano ogni ripartenza avversaria in una sentenza. I rivali hanno sfruttato con precisione chirurgica gli stessi punti deboli: la disattenzione nelle marcature preventive, la lentezza nelle transizioni difensive e la fatica nel leggere le situazioni a campo aperto. Tre dinamiche che hanno prodotto un copione sempre uguale. La mancanza di alternative offensive ha reso tutto ancora più evidente. Non a caso quando la squadra è andata sotto non ha mai rimontato.
Prospettive future e la sfida di Gasperini
Gasperini ha impostato un’identità chiara, fatta di intensità , pressione alta e ricerca continua del duello, ma la squadra sembra soffrire la traduzione pratica di queste idee contro i club di vertice. La sfida ora diventa anche psicologica prima ancora che tattica. La Roma deve imparare a gestire la tensione. Il quarto posto resta un obiettivo realistico, forse il più coerente con i valori attuali della rosa, ma per compiere il salto definitivo servirà un cambio di passo nella mentalità e non solo. In questo senso gli innesti del mercato potranno e dovranno aiutare per trasformare le buone intenzioni in risultati pesanti e smettere di vivere ogni scontro diretto come una montagna troppo ripida da scalare.
