Errori gravi, protocolli interpretati a piacimento e decisioni che cambiano le partite: il caso di San Siro riaccende il dibattito
La crisi arbitrale in Serie A non è più un incidente di percorso: è diventata un problema strutturale, evidente ogni weekend e sempre più difficile da ignorare. Il Var, nato per ridurre gli errori, è oggi percepito come una zavorra che moltiplica dubbi, contestazioni ed episodi inspiegabili.
L’ultimo cortocircuito, quello di Milan–Lazio a San Siro, è il perfetto manifesto del momento: un episodio, tre letture diverse e una decisione finale che ha lasciato tutti senza parole, come è stato scritto anche su alanews.it.
Il Var — affidato a Di Paolo — richiama l’arbitro Collu per un presunto fallo di mano di Pavlovic. Dopo una lunga revisione, il rigore viene annullato e sostituito con un fallo di Marusic ritenuto precedente. Ma il paradosso è completo quando non viene assegnato nemmeno il calcio d’angolo alla Lazio.
Secondo le analisi condotte a Lissone, il tocco non era punibile per braccio vicino al corpo, deviazione ravvicinata e dinamica naturale: insomma, un episodio che poteva essere chiuso con un silent check.
Rocchi cambia linea: “Troppa complessità, torniamo alla semplicità”
Il designatore Gianluca Rocchi ha digerito malissimo l’episodio. L’ascolto degli audio ha confermato tutto ciò che temeva: decisioni confuse, protocollo piegato all’interpretazione e una gestione poco lucida.
Il verdetto interno è durissimo: “La complessità ha fallito”.
E da qui ripartirà il nuovo corso: meno filosofia, meno eccessi interpretativi, più linearità.
Il messaggio verrà ribadito nel prossimo raduno di Coverciano e nel briefing Var del sabato mattina a Lissone. Intanto, Di Paolo verrà fermato per alcune giornate.
Errori che si ripetono: il Var non migliora chi era già in difficoltà
Ma San Siro non è un caso isolato. Da settimane si susseguono episodi che alimentano l’idea che il Var, in Italia, non abbia migliorato la qualità arbitrale, anzi l’abbia esposta ancora di più.
Fonti interne alla CAN parlano spesso dello stesso problema: “Chi aveva limiti in campo, continua ad averli anche davanti al monitor”.
Una frase che pesa come un macigno, perché mette in discussione non lo strumento, ma chi lo utilizza.
La voce di Mauro: “Il Var è dannoso, i calciatori dovrebbero scioperare”
Ad alimentare il dibattito è arrivato anche Massimo Mauro, da anni critico verso la tecnologia applicata al calcio. Il suo commento è netto: “Il Var è dannoso. Se fermi l’immagine, è sempre rigore o sempre fallo”.
Secondo Mauro, l’arbitro di San Siro avrebbe potuto gestire tutto con una frase semplice: “Ho visto bene, è calcio d’angolo”.
Invece, il protocollo è stato usato in modo rigido, creando confusione invece che chiarezza.
La sua proposta è radicale: sciopero dei calciatori contro il Var, mantenendo solo fuorigioco semiautomatico e goal-line technology. “I giocatori devono tutelare il gioco che li rende ricchi e famosi. Hanno il dovere di farlo”.
Il futuro del Var in Italia: cambiamento o ritorno al passato?
La domanda ora è inevitabile: cosa succede adesso?
Il Var resterà, ma la Serie A è chiamata a una revisione profonda del protocollo, del modo in cui viene applicato e soprattutto della formazione degli arbitri.
Il rischio è che, continuando così, la tecnologia — pensata per aiutare — diventi il motivo principale per cui tifosi, calciatori e tecnici non si fidano più del sistema arbitrale.
La crisi è aperta. E, per la prima volta, non è più un’eccezione: è diventata la normalità.
