366 volte all’anno fiamminghi:la Jupiler Pro League e poi…

Potrei essere qui a scrivere di nulla, di un campionato che non esisteva più da 8 anni o da 6 mesi, di come le circostanze della vita portino a fare scelte sbagliate, e di come esse possano avere conseguenze più o meno gravi. Il calcio è un enorme catalizzatore di attenzioni festose ed innocue, un’attrazione dallo sguardo vivido e ingenuo di un bambino che si prepara a sfoggiare il suo vestito migliore per la festa del primo compleanno. Potrei essere qui a parlare di stadi deserti, di una tematica che ha visto la popolazione belga completamente atterrita da tutto ciò che non era calcio, da tutto ciò che non era stadio, da tutto ciò che non era manifestazione sportiva: sembra viverle quelle immagini del 15 e del 23 marzo 2016, immagini che lasciano solchi profondi nella vita di tutti, immagini di guerra che non danno esempio tacito di come la civiltà si sarebbe dovuta evolvere; di quei 32 che hanno lasciato il nido terrestre, del loro tifo, del loro rito pre-partita, delle loro gioie condivise non sapremo nulla, sarà soltanto l’ennesima pagina nera sconfinata nel nome del Dio terrorismo, nella Bruxelles più multi-razziale che la storia ci abbia mai donato. La prima fermata della vergogna avrà potuto creare delle riflessioni profonde sul senso di tutto ciò, ma è alla seconda che il Dio calcio si denuda della sua tenuta infantile per mostrare gli artigli e i fianchi viziosi di una donna malcurata: dopo 9 anni dallo scandalo calcio-scommesse belga, la Federazione ha ufficialmente chiuso tutti i fascicoli, dopo aver tentato invano di ricostruire quella antica piramide egiziana che si era costituita negli anni 90’ tra Bruxelles e Pechino. La mafia cinese ha vinto ancora, e rispetto alle dichiarazioni di facciata di tutti i club di Prima e Seconda Divisione, rimane ancora celato il vaso di Pandora in cui tutto il meccanismo giace. Dopo questa lunga digressione social-calcistica su ciò che può e non può definirsi calcio, arriviamo al piatto principale di questo lauto pasto: il salatissimo conto della Jupiler Pro League nell’anno solare 2016. E’ innegabile la crescita economica e di visibilità del campionato, è innegabile la crescita di strutture che purtroppo non vanno di pari passo alla crescita tecnica degli staff, è innegabile che l’amore della popolazione fiamminga per il proprio calcio, superi limiti non realmente visibili da noi comuni mortali.

Un 2016 di conferme

Club Bruges

Che possa essere descritto come strapotere, l’influenza data alla Jupiler Pro League da parte del Club Bruges, non è un mistero sconosciuto: bastano i dati nell’anno solare che vedono la squadra di Preud-Homme dominare in 30 partite ufficiali con 21 vittorie-4 pareggi e 5 sconfitte, contornati dal miglior attacco con 62 gol fatti e dalla miglior difesa con soli 20 gol subiti, precisamente 0,6 gol subiti ad ogni fischio d’inizio. Un dato così emblematico che restituisce alla squadra appartenente alla magnifica città di Bruges ( dal 2000 patrimonio dell’umanità e capitale europea della cultura insieme a Salamanca, un piccolo distretto costituito da colori vivaci e distinti canali che la rendono un gioiellino d’architettura) una solida certezza: è la fase difensiva che fa vincere i campionati come quello scorso. Una sorta di categorica ascesa è dovuta al potenziale sempre in crescita della coppia difensiva formata da  Denswil-Engels: i due stanno trovando un affiatamento pazzesco e la solida ripresa nel campionato odierno è dovuta proprio alla reunion dei due muri in maglia blu. Note dolenti sono la cocente eliminazione dai gironi di Champions League, un’avventura non del tutto impraticabile, terminato con 0 punti effettivi, contornati da 14 gol subiti e 2 fatti: ad accompagnare questo cammino funesto ci si è messo anche il primo mese di Jupiler Pro League, che ha permesso agli addetti ai lavori di osservare un gioco troppo rimaneggiato e un senso di appagamento per gli uomini di Preud-Homme, in crisi di risultati nelle prime 6 giornate.

 

Anderlecht

Histoire et traduction al Constant Vanden Stock Stadion di Anderlecht, dove le due manifestazioni di grandezza che la civiltà e il progresso ci hanno dato sono: la Collegiata dei Santi Pietro e Guido a 400 metri dallo stadio ma soprattutto i ragazzi di Renè Weiler. Secondi nella classifica generale del 2016 con 16 vittorie-7 pareggi e 7 sconfitte, con 61 gol fatti e 33 subiti: il dato migliore che ci viene riportata è l’influenza del settore giovanile nelle dinamiche della prima squadra, grazie alla formazione di 8 atleti (tutti titolari), che hanno realizzato negli ultimi anni 558 presenze con 27 gol nella Jupiler Pro League, e che hanno visto dare alla luce Youri Tielemans, giocatore più futuribile del roster belga. Il dato peggiore (da autore patriottico) è la lama a doppio taglio data dalla super cessione al Watford di Stefano Okaka, che da una parte ha portato all’indennizzo di 11,4 milioni di euro (plusvalenza di 3,4 milioni) con il relativo utilizzo della scoperta Lukasz Teodorczyk (punta polacca classe 92 che ha totalizzato 16 reti nelle prime 20 partite, prelevata con prestito di 1,5 milioni con obbligo di riscatto fissato per 3,5 milioni): l’altro lato della medaglia è una squadra molto meno orizzontale, con trame verticali finalizzate al relativo cross della trequarti, con un influenza minore del trequartista Hanne.

I tre migliori giovani

Onyinye Ndidi

Il ragazzone nigeriano (187 cm per 82 kg) è la cosa più vicina che si è mostrata in confronto alla ex coppia under 20 francese Kondogbia-Pogba: ha un fisico e un’onda d’urto che ricorda la fase difensiva del gigante ex-Monaco, mentre le geometrie e le sgaloppate, unite ad un forte senso tecnico che si ravviene principalmente nel primo tocco di palla, lo attestano ad un giocatore box to box alla Pogba, in grado di cambiare gli equilibri in una squadra. La sua carta d’identità recita 16 dicembre 1996.

Henry Onyekuru

La Nigeria sta esportando talenti nel Vecchio Continente, ed una delle sorprese della nuova Jupiler Pro League, non può che essere Onyekuru. Ala ambivalente del As Eupen, sta dimostrando un talento incredibile grazie all’unione tra corsa e dribbling, riuscendo a seminare avversari partendo da sinistra e accentrandosi sul destro: il suo cartellino recita 10 gol e 6 assist in 21 partite; la sua sapienza tattica ha convinto l’allenatore a schierarlo anche come mezzala, cercando di sfruttare entrambi i piedi educati e la sua attinenza al mondo assist. La sua patente recita 5 giugno 1997.

Andy Najar

Ultimo, ma primo nei nostri cuori è il 23enne tuttofare dell’Anderlecht Najar. Il terzino-centrocampista-ala destra della formazione fiamminga è uno dei talenti più cristallini passati sulle fasce belghe, e proprietario di uno dei destri più educati nella terra delle birre artigianali. Quest’anno ha totalizzato soltanto 6 presenze per problemi muscolari, ma il suo dribbling ubriacante e i suoi cross dalla trequarti, unito ad un senso difensivo rivedibile soprattutto nelle diagonali, saranno sicuramente fondamentali per l’avventura nella Jupiler Pro League per l’Anderlecht. Il suo passaporto Honduregno-Americano recita 26 marzo 1993.

Conclusione

366 giorni sono sembrati solamente degli attimi nell’osservare quest’anno sportivo e meno in Belgio, contraddistinto dal solito connubbio tra la solita diplomazia delle grandi squadre e l’irriverente sfrontatezza delle nuove che avanzano (come il Zulte Waregem). L’unica certezza è la completa incertezza riguardante i 12 mesi futuri che potranno stravolgere totalmente tutte le impronte tracciate adesso dalle squadre al vertice, non dimenticando che lì sotto ci sono squadre che stanno ancora lottando per la sopravvivenza in questo magnifico campionato chiamato: Jupiler Pro League.

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