Ajax, pro e contro della sfida contro la Roma di Europa League

L’avventura europea dell’Ajax si chiude ai quarti di finali contro una Roma compatta e fortunata che ha saputo sfruttare meglio i 180 minuti a disposizione. Ten Hag può uscire mediamente soddisfatto con una compagine che non si è mai snaturata e che ha lottato fino alla fine. Ma qualcosa è andato storto e tra i tanti pregi emergono i difetti di una rosa giovane e di un allenatore che non ha letto benissimo la partita di ritorno.

AJAX: COSA HA FUNZIONATO IN QUESTI QUARTI DI FINALE

Sicuramente, i tifosi ajacidi, non possono non essere soddisfatti della dimensione trovata dall’Ajax: la formazione di Amsterdam, negli ultimi anni, è rimasta ai vertici del calcio europeo con una finale di Europa League, una semifinale di Champions League e i quarti attuali raggiunti contro la Roma. Il lavoro di Overmars è ben visibile e, insieme a Ten Hag, ha deciso di puntare su giovani forti ma già pronti per palcoscenici importanti come quelli europei. La rosa è giovane, promettente e con i giusti innesti si può confermare ancora a questi livelli e, con un pizzico di fortuna in più, arrivare fino in fondo. Il gioco è ben collaudato con un’idea offensiva delineata e con passaggi rapidi e veloci che non lasciano scampo alle retroguardie avversarie. La Roma ha sofferto le iniziative dell’Ajax, forse più alla Johan Cruijff Arena che all’Olimpico. Antony ha enormi margini di miglioramento, Gravenberch si sta affermando in pianta stabile e la difesa può vantare giovani come Timber e Schuurs che vogliono far dimenticare nomi come quello di De Ligt. Grande sorpresa? L’ottima prestazione e la crescita di Lisandro Martinez, perfetto per tutti i 180 minuti con grandi interventi in anticipo, l’ottima posizione e un costante cattiveria per andare ad arpionare ogni pallone della sua zona. Il progetto è ben delineato e non è escluso che, il prossimo anno, l’Ajax si possa far sentire anche in Champions, sognando di tornare presto in semifinale.

COSA NON HA FUNZIONATO IN QUESTI QUARTI DI FINALE

Ovviamente se si giunge ad un’eliminazione, qualcosa non deve aver funzionato. Partiamo proprio dai singoli e mettiamo al centro Tadic: l’uomo più esperto e tecnico dell’Ajax è mancato proprio nel momento più importate. Il serbo si è mosso, ha dato fastidio, ha provato a scardinare la difesa giallorossa ma restando fumoso ed evanescente: pesa drasticamente il rigore sbagliato nella gara d’andata che avrebbe chiuso definitivamente la qualificazione. Altro assente ingiustificato è stato Klaassen, perfettamente annullato dallo schieramento giallorosso: nella gara di ritorno, l’ex Werder Brema è stato sempre pressato e, quando libero, tutte le sue linee di passaggio risultavano bloccate. Ingabbiare il metronomo di Ten Hag ha contribuito a rischiare sempre meno con il passare dei minuti. Anche il tecnico ha le sue noti dolenti: la prima è il non aver schierato dal primo minuto Schuurs, ideale per marcare Dzeko che ha goduto di massima libertà fino all’uscita di Kleiber. Il giovane centrale tornava da un infortunio e in campo ha dimostrato tutto il suo talento, annullando la fase aerea del bosniaco. La seconda è stata l’assenza di una vera punta con Brobbey impiegato sempre troppo tardi: l’attaccante che giocherà nel Lipsia è stato fatto entrare sempre dalla panchina e soprattutto al ritorno meritava una chance dal primo minuto. Infine infortuni, dimenticanze e squalifiche non hanno permesso di avere a disposizione la rosa al 100%: Onana out per doping, Haller out per errore nella lista UEFA da parte della dirigenza e Blind out per infortunio e così addio alla costruizione dal basso e alle verticalizzazioni in avanti. Elementi fondamentali che hanno contribuito a quel mancato guizzo che avrebbe potuto portare alla semifinale di Europa League. Se poi ci si mette anche la sfortuna con l’errore di Scherpen all’andata che ha permesso alla Roma di pareggiare dopo essersi salvata da un rigore, allora ci si rende conto che anche la dea bendata stava guardando da un’altra parte.

 

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