André Schürrle annuncia il suo ritiro, fra rimpianti e delusioni

Una carriera, quella di André Schürrle, che sarebbe potuta essere sfavillante, ricca di trofei e riconoscimenti. Una carriera che, forse, avrebbe potuto lasciare un segno indelebile nella storia del calcio tedesco. Le qualità, dopotutto, c’erano tutte. Oggi, però, a 29 anni, è arrivata l’ufficialità del suo ritiro dal mondo del calcio. I rimpianti, però, sono veramente tanti.

Da Ludwigshafen alla cima del mondo

Centravanti atipico, esterno d’attacco, seconda punta di qualità: Schürrle è stato tutto questo, sin dai suoi inizi al Mainz, dove arrivò dalla squadra della sua città natale, Ludwigshafen. Con la formazione U19 prima e con la prima squadra dopo, il giovane tuttofare tedesco dimostra di essere un attaccante dal talento incredibile, tanto da arrivare a segnare 15 gol in Bundesliga ed entrare nel giro della nazionale maggiore ad appena 20 anni. Il Bayer Leverkusen, quindi, decise di acquistarlo per 8,5 milioni, che vennero ampiamente ripagati da prestazioni di altissimo livello, finché, dopo due stagioni, si fece avanti il Chelsea di Mourinho. L’impatto con la Premier League fu eccellente per Schürrle, che riuscì a segnare 8 gol nel corso della sua prima stagione in un campionato completamente diverso rispetto a quello tedesco. Joachim Low non poté fare a meno di convocarlo per i Mondiali del 2014, dove la carriera dell’ex Mainz raggiunse il suo apice, con la doppietta contro il Brasile e l’assist (spettacolare) che valse la vittoria contro l’Argentina in una finale combattutissima.

Colpito dalla sfortuna

Dopo quella storica vittoria, però, la carriera di Schürrle prese una piega inaspettata, quasi strana: nell’ottobre del 2014, durante un ritiro con la nazionale, l’allora 24enne si trovava in Polonia e mangiò un pezzo di pollo, probabilmente avariato, che lo infettò con la salmonellosi. Da quel momento cominciò un vero e proprio calvario per la stella del Chelsea e del Mannschaft: dalla sua improvvisa perdita di peso, dovuta alla pericolosa infezione che aveva contratto, derivarono una serie di problemi fisici che non si erano mai manifestati. “Non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto”, ha successivamente ammesso in un’intervista.

L’apparente rinascita e la fine

Mourinho non lo considerava più fondamentale nei suoi schemi e Schürrle si vide costretto a cambiare squadra già a gennaio: arrivò l’offerta del Wolfsburg, che spese 32 milioni di euro per riportarlo in Germania, dove, dopo sei mesi a bassi livelli, prese il posto di De Bruyne e trascinò i Lupi fino ai quarti di finale di Champions League. A fine stagione arrivò l’irrinunciabile proposta del Borussia Dortmund, dove, però, cominciò la vera fase calante della carriera dell’ex Chelsea. Nelle successive due stagioni, infatti, furono più i giorni passati in infermeria che sul campo e i gialloneri decisero di mandarlo in prestito, con la speranza che ritrovasse la condizione perduta: con il Fulham e con lo Spartak Mosca, però, arrivarono solo delusioni.

Delusioni amare, che ormai gravavano come macigni pesantissimi sulle fragili spalle dell’eterna promessa di Ludwigshafen, che già a ottobre aveva ammesso di star pensando al ritiro. E il 17 luglio, fra rimpianti, delusioni e un Mondiale vinto da protagonista, Schürrle ha deciso di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo.

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