Atalanta, una vittoria da Champions. Il 2-1 contro la Roma regala la certezza dell’Europa che conta alla Dea, che per la quinta volta nella sua storia parteciperà alla competizione più prestigiosa del continente. Un successo che un nome e un cognome: Gian Piero Gasperini. L’inizio del ciclo ha una data precisa ed è il 14 giugno 2016, ovvero quando il tecnico firma con la Dea. Meno di dieci anno dopo l’Atalanta è ormai una squadra di consolidata dimensione europea.
Da quando Gasperini siede su quella panchina, a Bergamo l’eccezionalità si è trasformata in routine. L’Atalanta chiuderà, il campionato sul gradino più basso del podio. Stupisce chi si stupisce. Mettere in fila, con due giornate di anticipo, Lazio, Juventus, Milan, Roma e Fiorentina, come spesso è accaduto negli ultimi anni non è una sorpresa, ma il frutto di una continuità straordinaria: in Champions League cinque volte nelle ultime sette stagioni e in dieci anni, solo in una occasione, nella stagione 2021/2022, l’Atalanta non è riuscita a centrare neanche la qualificazione in Europa League. In mezzo, tre finali di Coppa Italia, una vittoria in Europa League, un quarto di finale di Champions all’esordio assoluto nella competizione e un percorso straordinario di crescita e valorizzazione dei talenti.
Difficile, quasi impossibile, non individuare Gasperini e la famiglia Percassi come i veri artefici di questo successo. Tre squadre, durante la sua gestione, praticamente ricostruite da zero, senza alcun tipo di contraccolpo complice la bontà delle scelte tecniche e l’intuizione di chi è in grado come nessuno di produrre calciatori di livello assoluto senza soluzione di continuità o cali di rendimento. Evidentemente l’intelaiatura costruita in questi ultimi anni è talmente forte da poter sopperire anche alle assenze. Basti pensare che la Juventus ha speso 60 milioni per uno dei migliori interpreti in Nerazzurro dello scorso anno, ma con o senza Koopmeiners per la Dea è cambiato davvero poco e i bianconeri sono arrivati dietro l’Atalanta.
Resta da capire cosa possa accedere se questa coppia, capace di scrivere pagine straordinarie e con ogni probabiità irripetibili della storia calcistica di Bergamo rinnoverà il proprio impegno nel tempo. In questo senso, l’allenatore è stato chiaro. Gasperini ha detto che non rinnoverà il contratto, ma questo non significa vada via immediatamente, perché l’attuale accordo prevede la permanenza del tecnico sino al 2026. Quanto basta, a questo punto, per tracciare due vie: la prima è andare a caccia dell’ennesimo campionato di vertice e magari di un nuovo trofeo. La seconda è salutarsi nel migliore dei modi possibili.
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