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L’Austria pareggia 1-1 con la Georgia e saluta il Mondiale

Al’Ernst Happel di Vienna, per tutti il Prater, l’Austria, che dopo la sconfitta in Galles di sabato ha visto ridursi al lumicino le sue speranze mondiali, ospita la Georgia già eliminata. Dopo le ultime qualificazioni agli europei, il Das Team ha avuto un crollo inaspettato e forse la motivazione va ricercata nelle convocazioni. L’Austria di Koller punta ad una squadra poco austriaca e più tedesca, come succede da vario, troppo, tempo. Non sarebbe meglio iniziare a guardare un po’ in casa propria? Non sarebbe meglio dare spazio ai vari Holzhauser, Wolf, Nutz, Huspek, Zulj solo per citarne alcuni? Perchè la Nazionale non è un club, non giochi per i soldi, giochi per la gloria della tua nazione, giochi per una maglia che sogni da quando eri piccolo, giochi per la tua gente. E, tralasciando i discorsi sui vari Alaba, Arnautovic o Dragovic, giocatori con chiare origini non austriache, il fatto che nell’undici titolare solo Lainer, del Red Bull Salisburgo, sia sceso in campo contro il Galles è un problema. Perchè si è lontani dalla realtà austriaca e giocare nella propria nazionale sembra quasi una retrocessione dopo che si gioca nella grande Bundesliga tedesca. Poi non è importante pensare al fatto che Red Bull, Austria Vienna, Rapid Vienna o Sturm Graz siano molto più quotate a livello europeo di un Augsburg, di un Hannover e non hanno nulla da invidiare a Rubin Kazan, Sparta Praga o Grasshopper, se giochi nei confini vuol dire che sei scarso. Ma allora chiediamoci del perchè il Manchester City compri Kayodè, ultimo capocannoniere della Bundes, per poi girarlo alla sua succursale Girona in Liga, o perchè l’Udinese acquisti Larsen o perchè il Red Bull Lipsia arrivi secondo in classifica saccheggiando i migliori elementi dell’omonima compagine di Salisburgo. Una grande Nazionale, parte da un grande gruppo e da un grande senso d’appartenenza, senza quello, si possono avere i migliori giocatori al mondo, ma non arriveranno mai risultati.

Comunque questa sera c’è una partita da vincere e Koller schiera un 4-2-3-1 con Harnik prima punta, supportato da Kainz, Alaba e Arnautovic, con il capitano Baumgartlinger a dirigere le operazioni dal centrocampo. La Georgia, invece, arriva con un abbottonatissimo 4-5-1, con il solo obbiettivo di evitare l’ennesima sconfitta. In attacco c’è l’unico giocatore della Bundesliga austriaca, quel Kvilitaia che non sta avendo grandi fortune con il Rapid Vienna.

Pronti via e l’ex regione sovietica passa in vantaggio. Ananidze vede uno spazio e serve bene Gviliia che, con una gran finta, manda al bar Danso e fredda Lindner per lo 0-1. A questo si fa dura scardinare il catenaccio georgiano. Al 20′ il Das Team sfiora il pareggio con Harnik che di testa colpisce a botta sicura su gran cross di Kainz, ma a dirgli di no è la traversa. Poco dopo Arnautovic vuole fare il solista, e gli riesce anche abbastanza bene saltando Kankava e Kvirkvelia, ma il suo sinistro, una volta entrato in area, termina fuori. Verso la fine del primo tempo Kainz impegna di piede Makaridze ed è solo il preludio al pari. Baumgartlinger pennella per Kainz che fa sponda per Harnik. Il centravanti dell’Hannover spara a botta sicura, ma l’estremo difensore georgiano respinge con la faccia e sulla ribattuta è Louis Schaub a trovare il pareggio. Il talento del Rapid era da poco entrare per sostituire l’infortunato Alaba ed è subito stato decisivo.

Nel secondo tempo i ritmi calano e sembra che il pareggio possa andar bene a tutti e due. Arnautovic continua a giocare da solo e ogni tanto la Georgia si fa pericolosa con qualche contropiede, come quando Qazaishvili scalda le mani a Lindner. L’Austria risponde con attacchi sterili e azioni lente, ma l’unica occasione degna di nota è un colpo di testa di Danso fuori di poco. È 1-1 il risultato finale e, con la sconfitta dell’Irlanda con la Serbia, il Das Team sarebbe potuto andare a 3 punti dal secondo posto, ma adesso è davvero tutto finito. La ÖFB rifletta a cosa serve per migliorare questa e inizi a programmare seriamente il futuro.

Francesco Domenighini

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