La partita contro il Perù non è stata una semplice vittoria, ma un’esibizione di talento: appena due anni fa era la finale, peraltro sofferta, di Copa América; adesso è stato uno show in pieno stile concluso con una goleada. Il Brasile di Tite non vince, incanta, e lo fa con una prova di forza impressionante che fa capire quanto questa squadra sia pronta a replicare la vittoria di due anni fa.
Se si pensava che con un titolo già in bacheca e le tante vicende problematiche a livello politico nell’organizzazione last minute di questa Copa in era Covid potessero portare una nazionale scarica o depotenziata si sbagliava di grosso, perché le prime due prove del Brasile sono state di rara eccellenza calcistica. Prima i 3 gol al Venezuela, decimato e che quindi faceva poco testo, poi il poker al Perù vice Campione in carica del torneo.
In mezzo a tutto c’è Neymar, brillante, estroverso, creativo come non mai. Si era visto già all’opera con assist d’esterno e giocate da fuoriclasse con il Venezuela, ma nel secondo tempo contro il Perù è stato letteralmente imprendibile. Ha cercato un rigore che non c’era, dato voce a chi lo accusa di essere un simulatore, ma ha fatto passare in secondo piano queste faccende con giocate di altissima scuola sia a livello di dribbling che di passaggi per i compagni.
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Un autentico fuoriclasse arrivato alla piena maturità della sua carriera, che fa brillare anche chi lo circonda. E infatti bene o male segnano tutti: Gabigol aveva fatto gol al Venezuela, Richarlison e persino Everton Ribeiro al Perù. Una macchina da gol che adesso attende solo sfide più provanti, visto che questa fase a gironi a cinque squadre con quattro qualificate non è certo un pericolo per una squadra così forte.
Anche il discorso primo posto dopo il pari tra Venezuela e Colombia sembra in cassaforte e quindi viene da chiedersi come si potrà buttar fuori il Brasile. Le sfide da dentro o fuori da giocare su 90 minuti possono comunque essere un’insidia, ma la Seleção partirà favorita in ogni caso: una grande prova difensiva dell’Uruguay o una gara perfetta in fase di finalizzazione dell’Argentina possono essere gli unici ostacoli a un cammino che vedendo il Brasile giocare sembra scritto.
Anche perché Tite può pescare benissimo in panchina, tanto che ha già concesso turni di riposo a rotazione a Marquinhos e Thiago Silva in difesa affidandosi a un solido Militão, e ha cominciato a conservare giocatori anche in altri ruoli del campo, vedi Firmino e Gabriel Jesus utilizzati in un sistema di rotazioni in cui riescono a esaltarsi anche giocatori che militano in patria come gli attaccanti del Flamengo. A centrocampo Casemiro non ha giocato l’ultima partita, sostituito da Fabinho, e addirittura in porta Tite ha cambiato Alisson con Ederson.
Una panchina che può fare la differenza per la gestione fisica del torneo e per tutelare la lucidità quando le partite nelle gambe saranno tante. Il Brasile era e rimane la favoritissima di questo torneo: Argentina e Uruguay, che non dovrebbero avere problemi a centrare la qualificazione, devono principalmente studiare un modo per trovare la partita perfetta per quando arriverà il momento.
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