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Cassano sugli allenatori più grandi della storia: “Faccio quattro nomi”

Antonio Cassano, ex calciatore noto per la sua franchezza sia in campo che fuori, ha recentemente condiviso le sue opinioni sugli allenatori.

Durante un’intervento su Twitch e poi ai microfoni de La Fiera del Futbol, Cassano ha espresso un punto di vista che si discosta nettamente dall’idea tradizionale secondo cui il successo di un allenatore si misura esclusivamente attraverso i titoli vinti.

Antonio Cassano Antonio Cassano
Antonio Cassano (@antoniocassano) (Footbola.it)

Cassano ha aperto una finestra sul suo modo di valutare gli allenatori, mettendo in luce come il calcio sia molto più dell’accumulo di trofei. “Voglio tanto bene a Fabio Capello ma gli dico che non capisce un ca**o”, esordisce con la sua tipica verve, per poi spiegare come figure come De Zerbi o Gasperini abbiano lasciato un’impronta indelebile nel mondo del calcio senza necessariamente riempire le loro vetrine di premi. Questa visione pone l’accento sulla capacità di emozionare e innovare più che sul semplice conteggio dei successi.

L’evoluzione del calcio

Secondo Cassano, il calcio moderno richiede una nuova tipologia di allenatori. Non più figure carismatiche capaci solo di gestire i talenti individuali e aspettare il momento giusto per colpire, ma veri e propri innovatori tattici capacità di scrivere la storia attraverso il loro approccio al gioco. “Il calcio moderno è diverso”, afferma Cassano, sottolineando come oggi nomi come Xabi Alonso o De Zerbi stiano plasmando una nuova era del calcio grazie alle loro idee rivoluzionarie.

Pep Guardiola (@mrpep.guardiola) (Footbola.it)

Arrivando al cuore della sua argomentazione, Cassano elenca quattro nomi che ritiene abbiano realmente cambiato il volto del calcio: Rinus Michels, Arrigo Sacchi, Pep Guardiola e Vicente Del Bosque. Questa selezione abbraccia decenni di storia del calcio e include architetti del “calcio totale”, maestri della disciplina tattica e innovatori strategici che hanno influenzato generazioni successive non solo con i titoli vinti ma soprattutto con le loro ideologie calcistiche.

La critica implicita in queste osservazioni è rivolta verso quegli allenatori che pur avendo ottenuto grandi successi sono rimasti ancorati a modelli ormai superati o hanno basato le proprie carriere sulla gestione delle individualità piuttosto che sull’innovazione tattica. “Allenatori come Allegri, Capello e Trapattoni non mi danno emozioni”, confessa senza mezzi termini l’ex attaccante blucerchiato ed azzurro.

Emerge chiaramente quanto Antonio Cassano valorizzi l’impatto emotivo ed evolutivo degli allenatori sul gioco del calcio rispetto alla mera accumulazione dei trofei. Una prospettiva audace che invita ad una riflessione più profonda sui criteri con cui valutiamo il successo nel mondo dello sport.

Roberto Arciola

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