Colón, la rivelazione dell’anno del calcio argentino

Giunti a metà della fase a gironi della Copa de la Liga Profesional (ennesimo nuovo nome e nuovo format per il campionato argentino) e giocate 7 delle 13 giornate, la situazione non è esattamente quella che ci si poteva aspettare alla vigilia: Boca Juniors e River Plate sono attardate in classifica, convincono solo a corrente alternata ed al momento stanno ancora inseguendo la zona playoff nei rispettivi gironi; Racing, San Lorenzo ed Estudiantes sono cantieri aperti, con allenatori che stanno cercando di ricostruire qualcosa di convincente sulle macerie degli ultimi progetti tecnici, spesso naufragati prima di cominciare; il Newell’s Old Boys è in caduta libera ed ha tentato la mossa disperata dando la sua prima panchina da allenatore al Mono Germán Burgos, anche se la stagione appare ormai definitivamente compromessa.

Così, mentre Julio César Falcioni giustifica il suo soprannome di Emperador risollevando l’Independiente dalla polvere e Sebastián Beccacece ritorna a regnare sul suo feudo di Varela alla guida del Defensa y Justicia, mentre il Vélez scala la classifica del suo raggruppamento grazie alla difesa collaudata ed il Lanús continua a farsi trascinare dall’eterno Pepe Sand (41 anni e non sentirli), un’inattesa capoclassifica guarda tutte dall’alto verso il basso con i suoi 19 punti, frutto di 6 vittorie ed 1 pareggio in 7 match giocati: il Colón de Santa Fe.

Il Sabalero ha saputo risorgere dalle ceneri della dolorosa sconfitta nella finale della Copa Sudamericana 2019, persa malamente sotto la pioggia torrenziale di Asunción con un pesante 1-3 subito dall’Independiente del Valle davanti a 40mila tifosi rossoneri giunti fino alla capitale paraguaiana: salutato il tecnico Pablo Lavallén, è arrivato sulla panchina del Cementerio de los Elefantes Eduardo Domínguez, ex difensore con un passato di rilievo tra Vélez Sarsfield ed Huracán, nonché già allenatore del Colón nella stagione 2017/18, con cui è iniziato un nuovo ciclo. Le ristrettezze imposte dalle ripercussioni della pandemia su un’economia già asfittica come quella argentina hanno obbligato Domínguez a fare di necessità virtù, puntando sui giovani e cercando di trattenere alcune figure chiave della rosa.

Perso Álex Vigo, cardine della difesa finito al River Plate, l’ossatura di tutta la squadra è atta a sfruttare al meglio le qualità di Luís Rodríguez, per tutti El Pulga: protagonista di una seconda giovinezza (probabilmente migliore della prima) a 35 anni, l’ex Atlético Tucumán sta trasformando ogni sua performance con il Colón in uno spettacolo settimanale. L’assenza di pubblico negli impianti non sta impedendo al Diez rossonero di inventare colpi da spellarsi le mani: destro, sinistro, punizione, pallonetto, Pulguita è già a quota 5 gol e 3 assist, e ha contribuito a più di metà dei gol realizzati sinora dalla squadra, tuttora imbattuta.

E pensare che, la scorsa estate, Rodríguez aveva manifestato alla dirigenza la volontà di lasciare il club, ritenendo concluso il suo percorso al Colón: si era parlato di ritorno al Decano o di una prestigiosa occasione al Boca Juniors, ma alla fine El Pulga ha accettato un rinnovo di contratto e si è nuovamente calato alla grande nel ruolo di trascinatore di una realtà che da troppo tempo nell’ambito nazionale è protagonista di ottimi inizi di campionato poi vanificati nel prosieguo del torneo, come successo anche nella scorsa Copa Maradona.

Dobbiamo essere cauti, i sogni possono infrangersi da un giorno all’altro, ma bisogna essere consapevoli del potenziale che ha la squadra e delle debolezze su cui lavorare ogni giorno. Non dobbiamo sentirci superiori a nessuno. Quando rimaniamo concentrati sul gioco possiamo fare la differenza”, queste le parole di Domínguez. E se il tabellone dovesse aiutare, con un Pulga così, continuare a sognare non è vietato

Giacomo Cobianchi

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