¡Con la frente en alto, Bicampeones!

Finisce come il corso di un lampo, la vita di una delle comete che possano vagare per l’immenso aere celeste. Gracias por todo guerreros, si legge, ultimo encomiabile tributo di lode ad un gigante crollato. Lo si diceva nel 2014, quando in Brasile crollava la Spagna, lo si è detto pure qualche giorno fa quando il paese verdeoro ha assistito alla caduta di un’altra Roja. Quella sudamericana, quella che a Santiago è universalmente idolatrata come la mejor generación de la historia. Tutta racchiusa in un significato, in un fotogramma. Jorge Valdivia è rannicchiato, su quell’arida terra che aveva emesso il suo vaticinio: il Cile fuori, El Mago a stento riusciva a stare in piedi, contrastato com’era da quel vortice così immediato e doloroso. Duro da accettare per lui, il Diez, la stella che si è oscurata proprio quando tutti stavano lì ad attenderla, il fuoco d’artificio che fa tanto rumore e poco spettacolo. Tornato in Nazionale da poco, sognava si regalare al suo paese una gioia imperitura: e invece eccolo lì, pur con gli onori dello sconfitto da tributargli, mentre la frase “La caída de un grande es la felicidad de los mediocres” cominciava a campeggiare pressoché ovunque. Al Cile hanno fatto un funerale, come lo fecero alla Spagna nel 2014 giocando sulla contemporanea abdicazione di Juan Carlos.

Qualità, appartenenza, solidità temibile. Annaffiare il tutto con abbondante garra e osservare il risultato: è da questi ingredienti che Jorge Sampaoli partì per costruire quella creatura che si sarebbe impossessata, per la primera vez, del Sudamerica nel 2015. “In campo voglio 11 kamikaze” proferì il santafesino mentre sul campo si volteggiava grazie all’aggraziante leggiadria di Alexis, si giocava bene per via della leadership di Arturo, dietro si picchiava con Gary. Sánchez, Vidal, Medel: insieme a capitan Claudio Bravo, a qualche freccia tipicamente sudamericana (Isla e Mena, Fuenzalida e Beausejour, Turboman Vargas) e alla sostanza dei vari Marcelo Díaz e Aránguiz, hanno vinto tutto. Eppure, negli ultimi tempi, pareva che il giocattolo avesse subito un po’ troppe modifiche. Quell’humildad che aveva sempre contraddistinto il loro percorso, ora si trova a cozzare con le dichiarazioni della signora Bravo (mancanza di professionalità, sbronze frequenti, festini vari). Di quella formazione che dos veces por penales ganó la Copa América, restano solo i cocci. Inguaribile parvenza di una sostanza rivisitata, corrotta. Materiale per storici, nostalgici, che non riesce più a conformarsi con un presente fatto quasi di superbia: tonfi clamorosi, che già in ConfCup non avevamo mancato di sottolineare (in QUESTO PEZZO paragonai il Cile a Narciso: probabilmente non ebbi tutti i torti…). Un crollo imbarazzante.

Nel 2022, Claudio Bravo avrà 39 anni. Isla 34, Medel 35, Jara 37, Beausejour 38. Aránguiz 33, Díaz 35 come Vidal. Valdivia ne avrà 39, Sánchez 33 e Vargas pure. Le riserve saranno più o meno sulla stessa lunghezza d’onda (Albornoz 33, Mena 34, Fernández 36, Fuenzalida 37, Gutiérrez 32, Francisco Silva 36, Henríquez 28, Pinilla 37, Puch 36). Se è vero che la matematica è scienza esatta, è altrettanto corretto ammettere come ci siano elementi sufficienti per annunciare la caduta di un’era. Forse ne arriveranno altri, si spera siano tutti Alexis e non Sagal (lo sciagurato attaccante che si divorò una clamorosa chance nella finale di ConfCup contro la Germania), ma il discorso di fondo è presto fatto: la Generación Dorada que cambió nuestro fútbol è ormai acqua passata. Già con l’addio dell’Hombrecito Sampaoli e l’arrivo di Juan Antonio Pizzi è stata spostata una pietra miliare. Il passaggio dalla pelata del primo all’unta capigliatura del secondo fu favorito dal comune solco tracciato, oltre al fatto che già l’anno prima fu vinta la Copa, ma ha lasciato segni indelebili. Fino ad arrivare al match contro il Brasile, l’11 ottobre 2017 all’Allianz Parque di San Paolo, in cui è arrivata esta eliminación del Mundial de Rusia.

Está bien sentir tristeza, pero siempre agradecer la valentía de este gran grupo. ¡Con la frente en alto, Bicampeones!

Impostazioni privacy