Chi lo avrebbe mai detto che le fortune del Siviglia di questa stagione si potessero creare in quel pazzo finale della partita con l’Eibar: tutto un giro di portieri, valzer decisivo per portare fra i pali Yassine Bounou, per tutti Bono, l’inaspettato uomo-chiave del cammino europeo della squadra di Lopetegui.
Vaclik si infortunò negli ultimissimi minuti di gara, ma visto che i cambi erano terminati, tra i pali ci finì Ocampos, capace anche di compiere una parata decisiva su Dmitrovic, l’unico portiere in campo in quel frangente che però si trovava nell’area avversaria a cercare di fare gol. Ma sulle lacrime del portiere ceco portato via in barella si temeva potessero spegnersi le speranze del Siviglia, allora ancora impegnato nella difesa del quarto posto e solamente agli ottavi di Europa League.
Paura e incertezza perché tra i pali ci sarebbe andato Bono, fino ad allora totalmente insufficiente tanto da diventare uno dei giocatori meno apprezzati dal pubblico. Il subentro ha scacciato le paure e le sue parate sono diventate prima importanti e poi decisive: dalla Spagna all’Europa, passo gigantesco per cambiare definitivamente la propria figura.
Prima gli interventi decisivi per consolidare quel quarto posto poi arrivato in campionato, poi l’ascesa in Europa League culminata col rigore parato a Raúl Jiménez. Infallibile fino a quella sera il messicano: 17 su 17 in carriera con le maglie di club. Solo Bono poteva fermarlo, come se avesse avuto già un presentimento di quel rigore: conosceva Jiménez dai tempi in cui tentavano assieme la scalata nell’Atlético Madrid e si è fatto allenare in settimana da Ocampos che secondo lui calcia i rigori in maniera simile.
L’ha individuato, l’ha parato, ha salvato il risultato in una gara poi dominata dal Siviglia, ma che dopo pochi minuti poteva prendere un’altra piega. Eroe di una serata storica, che consegna alla squadra di Lopetegui le chiavi per la semifinale, quella bellissima contro il Manchester United: merito di un calcio dominante, ma anche di chi ha saputo mettere i guanti al momento opportuno.
Bono, il terzo marocchino della storia del club dopo Botina e Rokki, prima dell’arrivo di En-Nesyri, acquistato pochi mesi dopo di lui. Mai così vicino il Marocco a Siviglia, per quanto la geografia non li distanzi più di tanto, mai così decisivo lui, al punto di meritarsi la permanenza nel club. Doveva tornare al Girona ripudiato dalla piazza, ora invece si ritrova idolo di una tifoseria ricreduta e con grandi possibilità di essere riscattato, ma prima di conoscere il futuro dovrà continuare a vivere il suo sogno da titolare in Europa League.