La conferma della Danimarca: è Euro 2020!

Il sudato pareggio per 1-1 nella serata di Dublino fa approdare la Danimarca ad Euro 2020, in uno dei gironi più contesi di queste qualificazioni. Fin dal momento del sorteggio il Gruppo D è apparso come uno dei più incerti, con tre nazionali di simile livello (Danimarca, Irlanda e Svizzera) a giocarsi i due posti disponibili. Con una media di ben due punti a partita, e sei punti conquistati nei quattro “scontri diretti” per il passaggio del turno, i danesi si sono assicurati un’estate entusiasmante, con l’accesso a quello che sarà il primo Europeo itinerante. L’aver serrato i ranghi nella partita contro l’Irlanda dopo il momentaneo vantaggio firmato Martin Braithwaite ha concesso agli irlandesi solo un pareggio negli ultimi minuti; ciò non è stato sufficiente per scalzare la Danske Dynamite dalla seconda posizione nel girone, che chiude ad un solo punto dagli elvetici.

Una conferma necessaria

Questa partecipazione ad Euro 2020 scongiura una possibile doppia assenza consecutiva agli Europei, dopo la delusione nelle qualificazioni del 2016; fu un’arrembante Albania a conquistare il secondo posto nel girone alle spalle del favorito Portogallo, poi vincitore della competizione. Si tratta della seconda partecipazione consecutiva ad un torneo internazionale per i danesi, a seguito dei Mondiali 2018. Un periodo particolarmente positivo per la nazionale scandinava, che smentisce i pareri negativi che credevano più nella fortuna che nel merito dei biancorossi.

Meriti, crescite e automatismi nel progetto targato Åge Hareide

I motivi per credere nel merito della Danimarca sono molteplici; uno su tutti, l’aver finalmente ottenuto l’indipendenza da Christian Eriksen. Il fantasista del Tottenham finalmente si integra nello scacchiere della squadra senza essere invasivo, e senza la responsabilità di doversi trascinare un intero paese verso la vittoria. Le sue cinque reti -un buon bottino in otto partite- non sono mai state cruciali, e sono arrivate sempre in comode vittorie contro le squadre materasso del girone. Paradossalmente il numero 10 degli Spurs non ha lasciato il segno nelle quattro partite tra andata e ritorno contro Irlanda e Svizzera. Gli altri componenti della rosa danese hanno risolto importanti pratiche anche senza di lui. Questo dimostra un’importante crescita del collettivo, ed il buon lavoro fatto negli ultimi anni dallo staff del CT norvegese Åge Hareide. Numerosi componenti della rosa della Danimarca sono leader naturali, e sono stati decisivi sia in questa campagna, che nello sviluppo sul campo di giovani prospetti.

Solidità in difesa…

Il cambio modulo di Hareide (dal 3-5-2 ad una fissa difesa a quattro) , ha ridato fiducia al reparto arretrato. Kasper Schmeichel (al Leicester da nove stagioni, di cui sette in Premier League) è ora protetto da una batteria di difensori centrali molto solida. Zanka Jorgensen (ex del Copenaghen, ora al Fenerbahce), si alterna con Christensen (in forza al Chelsea), e la crescita dell’ex doriano Andersen ha addirittura fatto vacillare la titolarità del capitano Simon Kjaer. Stryger Larsen è titolare in una corsia sinistra che vede anche il neo genoano Ankersen nelle opzioni, mentre Dalsgaard (al Brentford) resta la scelta sicura sulla destra.

…e leadership in mezzo al campo

L’abbondanza di scelte a centrocampo regala ad Hareide un’ottima rotazione; all’inamovibile Eriksen si è aggiunta la grinta di Delaney, ormai scelta fissa. Il centrocampista del Borussia Dortmund è un giocatore di livello anche in Bundesliga, dove assicura un solido apporto in entrambe le fasi. In fase realizzativa l’ex capitano del Copenaghen da un apporto con inserimenti ed abilità nel gioco aereo, ed ha inoltre lavorato sulla sua qualità, dando ordine al proprio gioco anche in fase di impostazione. Lasse Schone, Pierre Hojberg e Daniel Wass sono le scelte a disposizione per completare un classico centrocampo a tre.

Il potenziale offensivo

In attacco, l’esplosione di Robert Skov (record assoluto di reti in Superliga con il Copenaghen, ora in forza all’Hoffenheim) ha dato da pensare al CT. Tuttavia il ventitreenne viene svantaggiato dal modulo stretto della Danimarca, incentrato su intensità e fisicità. E’ sull’esterno dove ha mostrato le sue doti migliori, ma al momento sono attaccanti più fisici a prevalere nelle gerarchie. Braithwaite ha saputo adattarsi nel corso della sua intera carriera, e resta un elemento importante per la sua duttilità. Andreas Cornelius, che ha molti sostenitori in patria, si alterna con Yussuf Poulsen, in grande spolvero nelle ultime stagioni a Lipsia e Kasper Dolberg. Per quanto negativo sia questo periodo nella sua carriera nei club, l’attaccante del Nizza sembra avere ancora delle chance nei titolari della Danimarca.

La Danimarca sarà ad Euro 2020 ; un traguardo che può dare fiducia e convinzione a questa generazione di calciatori, e ai futuri talenti del calcio danese.

 

 

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