Anfield si prepara al giorno più sentito del Merseyside, quello del derby. Il consolidato, stavolta per davvero, Liverpool di Klopp sfida il nuovo Everton nascente di Sam Allardyce. Due squadre diametralmente opposte, ma con un punto comune: il derby come occasione di rilancio verso quelle ambizioni messe in soffitta dopo i primi due mesi di stagione. Perché se i Reds hanno mosso i primi passi nella Premier League 2017/18 pensando al titolo e si ritrovano a -14 dopo 15 giornate, i Toffees hanno iniziato il crollo verticale dopo un primo mese positivo finendo anche in zona retrocessione.
Nessuna delle due squadre può considerarsi soddisfatta del cammino, per entrambe contraddistinto da alti e bassi da relazionare anche alle aspettative. Anche per questo sebbene la classifica racconti di un divario di undici punti, il Merseyside Derby si gioca esattamente alla pari, con i divari tecnici annullati. Quest’anno più che mai, visto che lo storico racconta di un Everton che non vince lo scontro cittadino dal 17 ottobre 2010 e ha fame di riscatto. Il Liverpool parte ancora con i favori del pronostico, perché gioca in casa e perché conta su un tasso tecnico complessivo più alto, oltre che a un’idea più radicata. I dubbi sono relativi agli interpreti in difesa, soprattutto se dovessero essere confermati Moreno e Klavan, come da indiscrezioni della vigilia.
Per Sam Allardyce è invece l’occasione per avere subito la piazza dalla propria parte, visto l’entusiasmo che genererebbe l’eventuale vittoria nella tifoseria Toffee: arrivato tra qualche polemica e incertezza, l’esperto tecnico inglese ha la necessità di costruire basi solide dal punto di vista ambientale oltre che tecnico-tattico. Vincere in casa dei rivali, che tra le mura amiche non perdono dallo scorso aprile, è tra i compiti più ardui a cui un allenatore può assere chiamato. Eppure quel 23 aprile sulla panchina del Crystal Palace che espugnò Anfield c’era proprio lui, Big Sam. Fece saltare il banco l’ex di turno, Christian Benteke.
Oggi di ex non ce ne saranno, né da una parte né dall’altra, ma gli uomini da cerchiare in rosso non mancheranno. Su tutti ovviamente Wayne Rooney, cavallo di ritorno: il derby gli manca dal 2004. Lo affronterà da titolare e da capitano, con la responsabilità di ribaltare la storia, di trascinare il suo Everton ancora una volta. Questa però vale doppio, perché è un derby, ma soprattutto perché può essere il primo vero passo verso la ricostruzione di una squadra che finora di squadra ha avuto poco.