Ci aveva creduto, la Fiorentina. Eccome se ci aveva creduto. Dopo il 2-1 dell’andata, serviva una partita perfetta al Franchi. E per larghi tratti lo è stata: intensa, volitiva, con una doppietta d’autore firmata Robin Gosens che aveva rimesso tutto in parità. Ma come spesso accade nelle notti europee, il dettaglio fa la differenza. E quel dettaglio, questa volta, ha avuto i colori biancoverdi del Real Betis.
Il 2-2 finale, maturato ai tempi supplementari, fa calare il sipario sul terzo atto consecutivo di una corsa europea che per i viola si interrompe sempre sul più bello.
Pronti via e subito la doccia fredda: al 22’ il Betis trova il gol con il solito Isco. Il Franchi si zittisce per un attimo, poi riparte. E riparte davvero: Gosens sale in cattedra e firma una rimonta d’altri tempi. Prima pareggia, poi sorpassa, riportando tutto in equilibrio.
A quel punto, il pubblico ci crede. Ma l’euforia dura fino al primo tempo supplementare. Proprio lì, quando serviva lucidità, arriva la zampata decisiva degli spagnoli. Un gol che taglia le gambe, spegne la spinta, congela il risultato.
Sarà Chelsea–Betis la finale di Conference League. E per la Fiorentina resta un altro “quasi”, il terzo in tre anni. Due finali perse, ora una semifinale che sembrava vinta e invece è scivolata via nel momento più delicato.
La sensazione è quella di un film già visto, con un cast che cambia ma il finale che non si modifica mai. E anche stavolta, a rimetterci, è Firenze.
Resta l’applauso del Franchi, che ha visto una squadra lottare fino all’ultimo respiro. Resta una prova di carattere, che però non basta più. E resta la domanda che aleggia da mesi: basterà tutto questo per voltare pagina, o servirà un nuovo spartito per tornare protagonisti davvero?
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