L’ennesimo allenatore under-40 che sorprende la Bundesliga. Il nuovo volto copertina del Werder Brema. Sono bastate cinque partite a Florian Kohfeldt per restituire un’anima al Werder, la società in cui ha trascorso la maggior parte della propria carriera. Tre vittorie in cinque gare, le prime tre stagionali dopo la gestione Nouri – chiusa con cinque pareggi e tanti rimpianti dopo la cavalcata della stagione scorsa. Lui, Kohfeldt, che come i suoi predecessori ha fatto la gavetta in casa, si è costruito a Brema un nome, le conoscenze. Che ha scalato la graduatoria fino ad arrivare in cima.
I primi passi sono stati sul campo, da portiere. Da Siegen a Brema, a diciannove anni, per rimanerci poi fino ai ventisette con addosso i guantoni da portiere. Sì, ma della terza squadra, senza mai riuscire a fare passi avanti. Lo ha allenato Viktor Skripnik, un nome che segnerà la sua carriera, soprattutto dopo il ritiro del 2009. Proprio Skripnik lo ha voluto con sé come suo vice, alla guida dell’Under-17 del club. In quattro anni non è mai riuscito a vincere il campionato di categoria, nonostante due qualificazioni alla fase finale e un’amara sconfitta a un passo dal traguardo nel 2011, contro il Colonia di Wieser e Gerhardt.
L’anno successivo si è alternato tra giovanili e seconda squadra, dove nel frattempo Skripnik è stato promosso, prima di arrivare a saggiare anche la prima squadra: era il 25 ottobre 2014, l’ucraino era stato chiamato a sostituire Robin Dutt, al quale era toccato il peso dell’eredità di Thomas Schaaf, l’istituzione per eccellenza a Brema, in panchina dal 1999 al 2013. Nel settembre 2016 è arrivato però un altro switch. Il Werder navigava nei bassifondi della classifica – cattiva abitudine nel post-Schaaf – e per guidare la squadra veniva chiamato quell’Alexander Nouri che nei suoi dodici mesi ha costruito un rapporto empatico con l’ambiente. Nella scorsa stagione è arrivato a un passo dall’Europa League, rimettendo il Werder sulla mappa.
Skripnik – che a Brema ci aveva giocato dal 1996 al 2004, anche ad alti livelli – aveva terminato la sua scalata con un esonero, sostituito proprio dall’uomo che aveva preso il suo posto in seconda squadra. Come in una gerarchia prestabilita. Kohfeldt, il suo fedelissimo, non aveva però lasciato il mondo Werder. Lo guardava da dietro le quinte.
A Brema si erano evidentemente accorti che se con i guantoni il valore era stato al massimo da terza squadra, in panchina la storia era differente. Gli è stata allora affidata la seconda squadra, rampa di lancio per i due terzi dei tecnici tedeschi che poi arrivano in Bundesliga. L’ha portata alla salvezza in 3.Liga. Con la retrocessione del Mainz II l’anno scorso, quella del Werder è al momento la seconda squadra di categoria più alta in tutta la Germania.
Un mese e mezzo fa la grande occasione: altro esonero, la falsa partenza è costata carissima a Nouri. Quel Nouri che lui stesso aveva sostituito alla guida della seconda squadra Anche stavolta il Werder ha optato per la soluzione interna. È toccato a Florian Kohfeldt, finalmente in cima alla gerarchia dopo averla esplorata da cima a fondo. Da allievo del predecessore del suo predecessore, ma con l’ambizione di diventare presto maestro.