Storie di calcio

Gattuso e l’Italia: “Il mondiale la vittoria più bella mia vita”

Gennaro Gattuso sempre più vicino a diventare il prossimo commissario tecnico della nazionale. Una scelta a forti tinte azzurre, anche per restituire dignità e senso di appartenenza a una maglia che negli ultimi mesi è stata considerata più ingombro che orgoglio da chi è stata chiamata ad indossarla.

Una carriera importantissima in nazionale

Gennaro Gattuso ha una carriera importantissima in nazionale ed è fra i pochi a potersi vantare di aver vinto sia a livello giovanile che professionistico. Nel 2000, è uno dei pilastri dell’under 21 di Marco Tardelli che si arrampica sul tetto d’Europa. Nello stesso anno, ha anche partecipato ai Giochi Olimpici, arrivando vicinissimo a medaglia. Il percorso si ferma nei quarti di finale con la Spagna. L’oro è solo rimandato, arriva a Berlino nel 2006, dopo anni di amarezze. Il 6 giugno 2009 è anche in campo con la fascia da capitano della nazionale, nella gara amichevole vinta per 3-0 contro l’Irlanda del Nord a Pisa. Chiude con Lippi, dopo il fallimentare mondiale del 2010: lascia l’azzurro entrando nel novero dei “veterani” con 73 presenze e 1 gol segnato all’Inghilterra.

Gattuso e l’attaccamento alla maglia

L’attaccamento di Gennaro Gattuso alla maglia azzurra è fuori discussione. È più che sufficiente andarsi a rileggere una intervista di qualche anno fa: “Il mondiale è stata la vittoria più importante della mia carriera. È stato uno dei momenti più belli della mia vita, vincere con la maglia azzurra è qualcosa di speciale. Al Milan ho vinto da ultras, con il coinvolgimento del tifoso, in Germania è stato qualcosa di diverso, io al Mondiale da bambino sognavo semplicemente di parteciparvi. Ho tre cose che mi porto dietro come le più forti della mia vita: l’infanzia in Calabria, di cui conservo ogni dettaglio in testa, la nascita dei miei figli e quella finale Mondiale”.

Non è sicuramente il più bravo, ma forse il più adatto

Non sarà il più bravo, non avrà ottenuto grandi successi in panchina, ma tiene straordinariamente all’azzurro e conosce benissimo il peso di quella maglia avendola inseguita e sognata da bambino per anni. Dunque al netto di un curriculum non immacolato in quanto a scivoloni e per quanto possa apparire populista affidarsi a un campione del mondo del 2006 dopo aver incassato una serie di no, questo è quanto. Del resto, se si vuole un motivatore capace di instillare nei calciatori il senso di gruppo e appartenenza alla maglia azzurra, è oggettivamente difficile trovare chi, meglio di Gattuso, possa spingere i calciatori a restituire alla nazionale italiana non il sogno, ma la dignità di tornare a giocare una fase finale di un campionato del mondo.

Pasquale Luigi Pellicone

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