Guardiola e Arteta: tra amicizia e competizione

Con il ritorno della Premier, Mikel Arteta sfida il suo maestro Pep Guardiola. Il big match tra Arsenal e City, li vedrà fronteggiarsi per la prima volta: a dicembre infatti, Arteta ha lasciato i citizens, di cui era allenatore in seconda, per sedersi sulla panchina dell’Arsenal al posto di Emery. Il big match all’Etihad sarà sicuramente il miglior modo per riprendere la Premier dopo il lungo stop.

Arteta, figlio dei Paesi Baschi e Guardiola, originario della Catalogna nella piccola Santperdor. Entrambi spagnoli, entrambi con un passato blaugrana (insieme) e uno l’allievo dell’altro. L’ex centrocampista dell’Arsenal dopo aver potuto osservare e apprendere appieno il famoso “metodo Guardiola” ha deciso di mettersi in gioco in un’Arsenal che stava veleggiando in pieno mare mosso. Amici da sempre, Guardiola rimase stupido dal suo senso critico quando gli chiese un’analisi sul Chelsea, avversario del Barça in Champions nel 2012.

 

Consigli che a parti invertite non servono, come ha rivelato da poco proprio Guardiola al Guardian: “Io e lui ci sentiamo abbastanza spesso, ma non mi ha mai chiesto un consiglio. Parliamo da amici ed ex colleghi, tutto qui.continua Guardiola – “E’un uomo adulto e sa cosa deve fare perché è competente. Sono convinto che possa fare bene all’Arsenal, sia ora che in futuro.” Sapere inoltre che Pep nel suo periodo al Bayern chiese ad Arteta di lavorare con lui quando si sarebbe ritirato, ci fa capire come tra i due ci fosse un bel rapporto già prima dell’esperienza in casa City.

Stili molto simili, così come i modi di ragionare: tra le personalità dei due allenatori ci sono parecchie cose in comune. Quell’alone di Guardiolismo che rimane attaccato, quel peso dato all’empatia e al rapporto personale con i calciatori, necessario per costruire un gruppo coeso e forte, alla base della filosofia ideata da Pep: “Tutto lo staff della squadra deve essere a disposizione dei giocatori. – rivelò Arteta ai tempi del City – Non è possibile che Guardiola riesca a stare dietro a ogni membro della rosa, quindi ci siamo anche noi, siamo la loro spalla

L’ex Arsenal in un’intervista per il Guardian, non nasconde inoltre di aver avuto un bel rapporto in particolare con Sanè, confronto rivelatosi utile per entrambi: “Lo capivo, sapevo cosa stesse provando, era capitato anche a me ai tempi del PSG. Doveva semplicemente sentirsi rassicurato, ho pensato si stesse sentendo perso, e per quello gli ho mostrato cosa doveva migliorare e l’approccio da usare. Noi siamo qui apposta, è essenziale che tra giocatori e allenatore ci sia un dialogo così da creare loro un’atmosfera sicura per far crescere bene il loro talento.

Ora Arteta ha a disposizione un grande bagaglio culturale dato dall’ esperienza accumulata prima da giocatore con Wenger e poi da allenatore con Guardiola. Il gioco di posizione cercato di portare in casa Arsenal e l’innesto di una nuova mentalità sono l’inizio del progetto di Arteta che a seconda di Pep ha bisogno di tempo e fiducia. Ora però il momento della sfida tra allievo e maestro è arrivata, e le belle parole lasceranno finalmente spazio al campo e alle filosofie di gioco dei due allenatori.

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