Jesper Gronkjaer, cuore e freddezza dalla Groenlandia

La Groenlandia non è di certo un posto amichevole dove nascere se, il tuo sogno, è quello di diventare un calciatore. Le temperature sono rigidissime per la maggior parte dei 12 mesi dell’anno, ed il movimento calcistico si limita ad un campionato concentrato in una sola settimana, giocato su campi peggiori di quelli della nostra Terza Categoria. Inoltre, la Groenlandia, non è una nazione riconosciuta dalla Fifa, ed associata sia politicamente che calcisticamente alla Danimarca. La Fédération Internationale de Football Association infatti, ha ripetutamente escluso negli anni passati la possibilità di introdurre lo stato nell’insieme di nazioni da essa riconosciute. Il motivo? L’alta probabilità di infortuni a causa del freddo, il limitato periodo di praticabilità dei campi, e gli eccessivi costi che le Federazioni dovrebbero coprire per la trasferta al Polo Nord. Sembrerebbe quantomeno doveroso dedicare un articolo ad un calciatore che, nativo di Nuuk, sia riuscito a diventare una leggenda del calcio danese, e a farsi ricordare da migliaia di fan calcistici di tutta europa. Ebbene questo calciatore è esistito. Signore e signori, dunque, ecco a voi Jesper Gronkjaer.

Nato a Nuuk, dove il picco annuale della temperatura si aggira intorno ai 14 gradi, e le anime per le strade sono soltanto 15mila, la sua passione per il calcio venne incentivata dal lavoro dei suoi genitori, i quali spesso si recavano a Copenaghen o in altre città del continente. Nel 1992, all’età di 15 anni, era nelle giovanili del Thisted, un club tutt’altro che rinomato, ma pur sempre con sede e centri di allenamento nel nord della Danimarca, e non in Groenlandia. Passano pochi anni prima che Jesper venga acquistato dall’Aalborg. Alla fine degli anni ’90 il club ha una grande importanza in patria, e l’arrivo di un giovane così promettente consente alla squadra bianco-rossa di ricevere su di sè i riflettori del calciomercato europeo. Gli esperti di calcio danesi sono concordi nel vedere in Gronkjaer uno dei più limpidi talenti del nord Europa. Neanche a dirlo, è l’Ajax ad assicurarsi le sue prestazioni, storico club olandese, famoso per lo sviluppo di giovani calciatori, e per l’affinità con gli scandinavi. Jesper Gronkjaer ha già avuto la possibilità di giocare la Champions League con la maglia dell’Aalborg, ed a Amsterdam i tifosi sono entusiasti di avere nelle proprie fila un giovane che dispone anche di buona esperienza. Con la maglia dei Lancieri il freddo cuore della Greenland riuscirà a vincere l’ambita Coppa d’Olanda, in un periodo nel quale la squadra di Amsterdam si stava rifondando dopo un decennio particolarmente positivo.

Nel 2000, da Londra, arriva una chiamata che Gronkjaer accetterà ed onorerà per i successivi quattro anni. A volere il cartellino del giocatore è il Chelsea, che in quel periodo fu una vera e propria colonia italiana grazie a Vialli, Ranieri, Zola, Cudicini, Di Matteo e Dalla Bona. Tra le fila dei Blues tra l’altro, compaiono i nomi di Tore Andre Flo e Eidur Gudjohnsen, altri due profili calcistici provenienti da terre fredde ed inospitali come la Norvegia e l’Islanda. Sotto ai nasi dei sostenitori del club inizia ad aleggiare finalmente un profumo di vittorie, dopo tantissimi anni di buio: la società è tra le più attive sul mercato inglese, e spesso in campo si nota l’unione dei giocatori nonostante le loro diverse e svariate origini. Tuttavia, le regine del calcio britannico ed europeo sembrano davvero inarrivabile, e per quanto Gronkjaer sia un giocatore fondamentale per i londinesi, non riesce a portare a casa nemmeno un trofeo dall’esperienza al Chelsea. Chiude il suo rapporto con Stamford Bridge con più di 100 presenze, 10 gol e moltissime partite da protagonista in mezzo al campo.

I primi anni 2000 corrispondono anche con il livello massimo che Gronkjaer toccherà con la nazionale danese. Per gli scandinavi è una vera e propria colonna portante, ed è arrivato ad esserlo dopo la lunghissima trafila nelle giovanili, nelle quali si mise in mostra anche per il numero di gol, che in seguito sarebbero calati anche in funzione alla differenza posizione in campo. Con la maglia bianco-rossa gioca infatti Euro 2000 e 2004, oltre ai Mondiali del 2002 e del 2010. Quelli del 2006 non lo vedono protagonista a causa della mancata qualificazione della Danimarca.

L’arrivo di Roman Abramovic nella dirigenza del Chelsea corrisponde alla sua partenza forzata. Amato dai tifosi, viene venduto al primo acquirente per liberare spazio per i milionari acquisti del signorotto russo, e si aggrega alla rosa del Birmingham City. Nelle fila del club ormai decaduto (ai nostri giorni), però, sembra aver perso smalto e continuità. Probabilmente è complice il contraccolpo psicologico di una cessione tutt’altro che attesa, a causa del suo precedente ruolo fondamentale negli schemi del Chelsea. Resta nella città industriale britannica per soli 4 mesi, per poi passare a Madrid, sponda Atletico. I Colchoneros, tutt’altro che ambiziosi, non vedranno mai esplodere il talento del danese. Tutti coloro che prima sostenevano Gronkjaer ora lo coprono di critiche, complice una stagione da cancellare rapidamente all’età di 28 anni.

A scommettere sul suo profilo è lo Stoccarda, che lo impiegherà spessissimo nella stagione 2005-2006, in un campionato a lui nuovo. A fine stagione il bottino raccolto non è dei peggiori: il nono posto in Bundesliga, e il raggiungimento dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA  sono positivi per i tifosi, ma nella mente di Gronkjaer nasce un sentimento di ritorno dove sa di poter dare il suo meglio. E’ per questo che nell’estate del 2006, come precedentemente detto, libera dal Mondiale, spinge il suo agente ad aprire la pista che l’avrebbe portato in quel di Copenaghen, sponda FCK. Jesper sa di poter rinascere solo nella città che tanto gli aveva donato quando era un ragazzino, ed in effetti non si sbaglia…

Nel campionato danese, con la maglia dei Loverne, Gronkjaer è decisivo partita dopo partita. Pian piano diventa una vera e propria leggenda del club nonostante il passato nell’Aalborg grazie ad un’infinità di maglie baciate, simbolo di un sentimento che probabilmente va ben oltre il tifo. Per i bianco-blu avere in squadra un profilo come il suo è un vero onore: soltanto 29enne all’arrivo, è ancora in ottime condizioni, e la motivazione si rigenera sempre più all’aumentare del suo tempo in Danimarca. Con il Copenaghen vince ben 4 campionati in 5 stagioni giocate, aggiungendoci anche una coppa nazionale. Al termine della sua carriera, nel 2011, la Sektion 12, fortissimo ed influentissimo gruppo ultras del FC Copenaghen lo elegge miglior giocatore della storia del club, e spinge affinché il club dedichi a lui un poster enorme, posto sopra la B-Tribune.

Ovviamente nella Hall of Fame del Copenaghen, è tutt’oggi un rispettato commentatore che ha un contratto con una delle più importanti tv danesi, ed inoltre è sostenitore e guest star di un progetto tanto strano quanto interessante. Infatti, pochi anni fa, i due figli di Michael Laudrup, altra leggenda danese, hanno fondato un club non professionistico pronto a mettere sotto contratto calciatori danesi un po cotti, o che semplicemente non ce l’hanno fatta nel calcio professionistico. Ebbene, Jesper Gronkjaer è un grande fan di questo progetto, e spesso scende in campo a mostrare la sua classe anche in questo periodo.

Ed è ancora magia…

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