Calcio

Juventus, i nomi non bastano. Serve una rivoluzione!

Tanti i profili accostati alla Juventus in vista dell’estate, ma senza identità i rinforzi servono a poco. La Vecchia Signora ha bisogno di ritrovare se stessa, prima di tornare sul mercato

Il mercato non si ferma mai. E per una piazza come Torino, il fascino di nuovi volti, nuovi sogni, nuovi investimenti è una costante che accompagna ogni primavera. In questi giorni si parla con insistenza di Ademola Lookman, attaccante dell’Atalanta, e di Lorenzo Lucca, centravanti dell’Udinese. Due profili molto diversi, ma accomunati da un elemento: rappresentano, almeno sulla carta, ulteriori tentativi di rilancio di una Juventus che da troppi mesi vaga in cerca di se stessa.

Sono nomi che incuriosiscono, certo. Lookman ha rapidità, guizzo, imprevedibilità. Lucca è il classico “9” moderno, mobile e fisico. Ma viene da chiedersi: a cosa servono i tasselli, se manca il disegno? Perché è questa la verità più dura da digerire per chi, come me, ha imparato ad amare la Juventus quando significava organizzazione, spirito, identità. Oggi tutto questo sembra sbiadito, lontano. E i colpi di mercato, per quanto affascinanti, rischiano di diventare solo fuochi fatui in una notte troppo lunga.

Estate 2024: tanti nomi, pochi fatti

La scorsa estate era partita sotto il segno dell’ambizione. Colpi importanti, investimenti, fiducia nel progetto Thiago Motta. Ricordo ancora i titoli: “La Juve torna a fare la Juve”. E invece, oggi – 10 aprile 2025 – ci ritroviamo a commentare una stagione da dimenticare, con un cambio in panchina, una classifica anonima e uno spogliatoio che più che un gruppo pare una sommatoria di individualismi confusi.

E allora, è legittimo chiedersi: che senso ha tornare a spendere milioni, se prima non si capisce cosa si vuole costruire? Perché non è solo questione di giocatori buoni o meno. È questione di senso. Di progettualità. Di un’idea chiara di calcio. E tutto questo, mi dispiace dirlo, oggi alla Juventus manca. E manca da troppo tempo.

Con Tudor non basta: serve un’identità

Igor Tudor ha portato un po’ di aria fresca, come era logico aspettarsi. Un cambio di voce, di postura, di grinta. Ma il suo arrivo non ha scosso più di tanto il torpore generale. Non per colpa sua, intendiamoci: è arrivato in corsa, con una squadra costruita da altri, con un ambiente già sfibrato. Ma proprio per questo è difficile immaginare una rifondazione vera affidata a lui.

La Juventus ha bisogno di una guida totale, di un’idea rivoluzionaria, non dell’ennesimo traghettatore di transizione. Serve qualcuno in grado di restituire identità, e farlo dall’alto di un progetto che non guardi alla singola stagione ma all’orizzonte più ampio. Senza quello, anche il miglior acquisto finisce per sembrare fuori posto.

La Juventus, prima di tutto, deve ritrovare sé stessa

I nomi non bastano più. Le suggestioni di mercato non colmano il vuoto che si è creato tra la squadra e la sua essenza. La Juventus non è una società che può permettersi di vivere di rincorse, di panchine bruciate, di talenti lasciati soli a naufragare. La Juventus è stata per anni un esempio. Ora è diventata un rebus.

Per questo, prima di riempire le pagine dei quotidiani con nuovi obiettivi, sarebbe bene riempire i quaderni tattici di idee concrete, sostenibili, coerenti. Prima dei nomi, serve un nome solo: Juventus. Quella vera. Quella che vinceva anche quando non era la più forte. Quella che faceva paura ancora prima di scendere in campo. Quella che, oggi, sembra lontana. Ma non irraggiungibile.

Stefano Vercelli

Mi chiamo Stefano Vercelli e sono juventino nel profondo. La Juventus è la squadra che mi ha insegnato a non arrendermi mai, ma oggi non posso ignorare la realtà: siamo lontani dai nostri standard. Dal 2017, scrivo con l’unico obiettivo di analizzare la situazione senza sconti. Non sono disposto a giustificare la mediocrità, perché so che la Juve può fare molto di più. Ogni articolo che scrivo è un richiamo alla grandezza di una squadra che non deve mai dimenticare chi è. La Juve merita di più, e io non smetterò di dirlo

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