Kiev, viaggio nella città della finale di Champions League

Una città intrisa di storia, culla delle più grandi culture dell’est europeo ma capace di stare al passo delle nuove tecnologie: la città di Kiev è forse una delle mete più sottovalutate dai turisti, ma è anche uno di quei pochi centri in grado di favorire lo sviluppo e la convivenza di civiltà in forte disaccordo tra loro.

È forse anche per questo che dopo la bella e poliedrica Cardiff, la capitale dell’Ucraina sia stata la città designata per ospitare la finale della Champions League, ultima tappa del calcio europeo prima dello spettacolo dei Mondiali di Russia. Real Madrid e Liverpool si troveranno calate in un contesto fortemente distante da ciò a cui sono abituate, in un città ancora in ombra ma che ha tanto da offrire.

Di sicuro però Kiev è stata un perno fondamentale per lo sviluppo di grandi culture che ancora oggi dominano il panorama mondiale: dall’882 al 1169 infatti la città fu designata come capitale dello stato Slavo orientale-Variago, noto come Rus’ di Kiev, devastato dalle invasioni barbariche dei Mongoli e successivamente divenuto il primo tassello dell’attuale Russia. Non stupisce però che una città apparentemente così arretrata  rispetto ai grandi centri di tutta l’Europa sia stata capace di dare vita a uno degli stati più potenti del mondo. Già, perché Kiev proprio nel IX secolo è stato uno dei principali centri spirituali della Chiesa Ortodossa, quella che tutt’ora unisce sotto la stessa fede Russia, Bielorussia e Ucraina.

Con una storia così importante alle spalle, l’attuale capitale ucraina non poteva che trasformarsi in un fiorente centro economico e commerciale, grande e popoloso quanto Madrid: nonostante la sua scarsa fama, Kiev può vantare entro i suoi confini le più grandi industrie della nazione e uno dei porti più fiorenti di tutto l’Est Europa, grazie alla vicinanza al fiume Dnepr. La modernità che avanza non ha però annientato la cultura antica della città, rappresentata dal palazzo imperiale, dai resti della porta d’oro del XI secolo ma soprattutto dalla Cattedrale Bizantina di Santa Sofia, primo sito ucraino a essere stato dichiarato patrimonio dell’UNESCO.

I monumenti storici e la zona antica della città però sono solo una piccola parte del grande quadro di Kiev, città capace di far convivere al suo interno culture e periodi storici totalmente diversi. Se da un lato infatti le tante chiese sono la conferma di quanto la città sia ancora uno dei grandi centri di riferimento per la cultura ortodossa, dall’altro lato scopriamo una Kiev da un volto nuovo, moderno e decisamente più occidentale negli usi e nei costumi, a partire proprio dall’amore viscerale verso il calcio: tutti infatti abbiamo imparato a conoscere e apprezzare la squadra principale della città, la Dinamo Kiev, habitué delle competizioni europee e in grado da dare del filo da torcere a qualsiasi avversario.

A sancire il legame tra sport e città è stato l’Europeo del 2012 condiviso con la Polonia, il primo evento sportivo di rilievo mondiale che ha permesso a tutti di scoprire una parte inedita della città e di tutta la nazione, quella forse ancora troppo nascosta agli occhi di tutti a causa dell’errata convinzione che posti come questo siano solo terra per rivolte, povertà e arretratezza.

Adesso però gli occhi del mondo sono fissi sul NSC Olimpiyskiy Stadium, inaugurato nel 1923 ma totalmente ristrutturato in occasione delle Olimpiadi del 1980 prima e dell’Europeo poi. Lo stadio da 70.000 posti situato proprio nel centro cittadino sarà il cuore pulsante del più grande torneo calcistico d’Europa, mai bello e imprevedibile come in questa edizione che sta per concludersi: l’ultima corsa prima del Mondiale della vicina Russia non poteva avere capolinea più affascinante.

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