Klopp contro Mourinho: due modi diversi di stare al mondo

A gettare benzina su un derby d’Inghilterra già di per se altamente infiammabile, ci penseranno i due condottieri delle fazioni che oggi, ore 21, battaglieranno in quel di Anfield Road, miglior sceneggiatura possibile per uno scontro che si preannuncia già epico. Liverpool contro Manchester United; Jurgen Klopp contro José Mourinho, due maestri nella loro disciplina, due uomini che vivono ed insegnano calcio in maniera così diversa che sembra quasi impossibile stiano, sostanzialmente, facendo la stessa cosa.

L’uomo più caloroso di Germania – A ricordarci quanto siano stupidi gli stereotipi ci pensa l’uomo che ha disegnato il Liverpool a sua immagine e somiglianza, Jurgen Klopp. Spesso i tedeschi vengono accompagnati da commenti negativi riguardanti il loro essere distaccati e la loro freddezza sia nei confronti dei compaesani che con i forestieri e quasi sempre lo si fa ingiustamente: il tecnico nativo di Stoccarda è una delle persone più calorose del mondo del calcio e trasmette la sua positività e la sua emotività a chi gli sta intorno. L’orchestra Reds, come il suo direttore, vive di folate e momenti magici nei quali congela la partita con azioni offensive che fanno emozionare tutti gli spettatori neutrali (oltre alla parte ‘rossa’ della Merseyside) e disperare le difese avversarie, paralizzate da tanta bellezza e spontaneità racchiusa nei sei giocatori offensivi schierati dall’ex Borussia Dortmund. Un pressing asfissiante a tutto campo fatto da giocatori che assorbono energia dal proprio tecnico che, all’interno della gara, è costantemente in trance agonistica: soffre con la squadra, gioisce con la squadra e, soprattutto, vive per la squadra. Con il Liverpool c’è da starne certi: non ci si annoia mai, nel bene e nel male.

Klopp

Josè Mourinho pensante (fonte foto: espnfc.com)

Un calcolatore spietato – O lo ami, o lo odi, sicuramente non ti lascia indifferente. Josè Mourinho ha elevato il calcio, definitivamente, a materia che va oltre i novanta minuti trascorsi sul terreno di gioco: le sue conferenze stampa sono studiate a tavolino dal portoghese stesso che pur di assolvere dalle critiche i suoi guerrieri interpreta il ruolo di unico colpevole. Sa dire sempre la cosa giusta e sa esattamente quando farlo: è di ghiaccio, nonostante la sua carta di identità segni ‘Setubal’ alla voce ‘Nato a’. Il suo Manchester United sta faticando a diventare la squadra che lui sogna la notte ma a piccoli passi si sta muovendo verso il concetto di ‘famiglia’ dipinto dal lusitano sulla sua personale tela che, oltre che nella sua terra natia, hanno avuto modo di apprezzare in Inghilterra, Italia e Spagna. Si autodefinisce speciale ma, probabilmente, lo è ancor di più di quanto lui stesso immagini: ha una voglia di rivalsa (dopo la brutta stagione sulla panchina del Chelsea) che lo logora dentro e lo costringe a fare bene. JM e lo United è il connubio perfetto per storia e caratteristiche psicologiche: l’allenatore più altezzoso e pomposo (probabilmente) di sempre, alla guida di quella che è la squadra più solenne di Inghilterra (Liverpool permettendo). Ha ammesso di essere entusiasta di tornare ad Anfield ma nella sua testa c’è solo un obiettivo: depredare la Merseyside, con tutti i mezzi a sua disposizione, con tutte le forze emotive che un condottiero del genere è in grado di trasmettere.

Il grande classico di Inghilterra è pronto a segnare un solco importantissimo nella storia di questo campionato: il Liverpool è partito alla grande e vuole tornare a recitare il ruolo di protagonista al trono d’Albione, abdicato diversi anni fa; il Manchester United vuole, invece, dare un segnale forte. Non è una partita di pallone, è un contrasto culturale tra chi, sognando, ha dipinto una realtà che forse è stata anche più bella del suo immaginario e chi, aggrappandosi (anche sbagliando) ai suoi dogmi, ha dimostrato di poter far parte dell’elite dei migliori allenatori della storia.

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