La mancata esplosione di Luan

Il 2020 è un anno di pause e ripartenze per tutti, ma se c’è un calciatore in Brasile che rappresenta al meglio questo concetto è Luan. Stella del Grêmio vincitore della Copa Libertadores del 2017, Pallone d’Oro sudamericano dello stesso anno, oltre che oro olimpico a Rio al fianco di Neymar nel 2016: uno che era a tutti gli effetti un atteso astro del calcio brasiliano, ancora con grandi qualità, ma con il forte rischio di non trovare la sua compiutezza per tentare una carriera da grande.

La pausa e la ripartenza della sua carriera Luan l’aveva programmata per l’inizio dell’anno, senza poter immaginare che ce ne sarebbero state altre due ben più pesanti e difficili da gestire. Aveva scelto di lasciare il Grêmio, la squadra che l’ha fatto conoscere al mondo portandolo fino alla finale di Abu Dhabi persa col Real Madrid: scelta per contrastare la monotonia e il rischio di un appiattimento della sua carriera, fin troppo legata a quel fantastico biennio da cui di fatto non si è ancora riuscito a svincolare.

Ha scelto una piazza d’élite del calcio brasiliano, forse ancora conscio di non avere i contorni per un’avventura elitaria in Europa. Il Corinthians è la squadra da cui ha scelto di ripartire, il secondo club più tifato del Brasile, in cerca di rilancio anch’esso dopo un inaspettato calo degli ultimi tempi, dove ha ritrovato anche un caro vecchio amico di Porto Alegre come Ramiro, jolly tuttofare tra centrocampo e fascia .

Una necessità reciproca per provare a tornare al vertice del Continente, cosa che è appartenuta a entrambe le realtà nel recente passato, ma per vari motivi questo rapporto non ha ancora potuto dare il suo meglio. Oltre a qualche amichevole, dove ha anche trovato un bel gol su punizione contro il New York City, Luan con il Corinthians ha potuto giocare le prime 10 giornate di Paulistão e soprattutto lo spareggio di Copa Libertadores perso con il Guaraní.

L’eliminazione arrivata per mano dei paraguaiani, in una doppia sfida in cui Luan è anche andato in gol, rappresenta il peggior lato del concetto di pausa e ripartenza sul piano calcistico: perché brusca, inaspettata, dannatamente deludente per un club con quella storia e quelle ambizioni. Necessario ancora una volta ricominciare tutto da capo, ripartire dalle piccole cose, ma distanti dal vero obiettivo. L’impatto complessivamente è stato buono sia in termini tecnici che numerici, ma il problema di Luan sembra essere quello di non riuscire mai a superare determinati limiti.

Di quel Grêmio Campione del Sudamerica era senza dubbio la stella, ma l’impressione era che avesse comunque già raggiunto il suo limite, a differenza per esempio di uno come Arthur in cui il Barcellona ha saggiamente visto dei margini per una crescita di un certo livello. Luan è un calciatore forte per il contesto sudamericano, ma forse poco appetibile ancora per le squadre europee di una taglia importante: ha le giocate del grande numero 10 ma sono troppo estemporanee e necessitano di maggiore continuità per poterle immaginare decisive anche in altri contesti.

Il problema di questa mancata esplosione è che Luan sembra essere lo stesso giocatore di tre anni fa, con le stesse doti ma senza quella spinta emotiva che lo rendeva leader tecnico di una squadra capace di scrivere  la storia. Ma il tempo di rifarsi ancora c’è e chissà che quest’ultima pausa forzata non possa portare finalmente alla ripartenza decisiva.

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