La Spagna ha trovato una dimensione troppo tardi

Sono ormai passati due giorni dell’eliminazione della Spagna per mano dell’Italia. Sostanzialmente siamo tutti concordi che la Roja sia uscita dopo aver disputato una grande gara in cui la sua supremazia territoriale sarebbe potuta anche essere premiata con un successo. “Abbiamo perso la partita, ma trovato una squadra” dicono i media locali, consci che il peggior risultato di questa spedizione è arrivato nella migliore prova in assoluto.

Il percorso della Spagna è stato caratterizzato da alti e bassi, con tante perplessità nella fase iniziale e una buona crescita partita dopo partita. L’inizio del girone è stato traumatico, con la gara con la Svezia in cui si è faticato a trovare la conclusione verso la porta nonostante il dominio del possesso palla, più quella contro la Polonia che a livello di prestazione in sé è stata la peggior gara delle sei disputate. Poi, con il brivido di una possibile eliminazione, è arrivata la goleada alla Slovacchia, cinque gol subito dopo un calcio di rigore che lasciava presagire un altro pomeriggio difficile a Siviglia.

Nella fase a eliminazione diretta sono arrivate prove decisamente più convincenti, in cui però si è sempre avuto la sensazione che questa squadra facesse di tutto per complicarsi la vita: ottima prova con la Croazia, ma terminata ai supplementari per via di una doppia dormita colossale nel finale dei primi 90′; poi la vittoria con la Svizzera solamente ai calci di rigore nonostante un avversario in dieci uomini, momento forse di massima difficoltà sul piano realizzativo e della creazione delle azioni al pari del match di debutto.

La vera Spagna che ha in testa da tempo Luis Enrique è arrivata nel match contro l’Italia: dominante nel possesso palla, pericolosa con le sue trame di gioco, giusto un po’ imprecisa nella finalizzazione, ma comunque molto più capace di mettere i propri giocatori davanti alla porta. Perché a differenza di altre partite dove i tiri erano di fatto tutti complicati e con marcature molto strette, con l’Italia ci sono stati dei problemi tecnici nell’ultimo controllo o nel gesto tecnico in sé, vedi la doppia chance sprecata da Oyarzabal.

Eppure si è vista una grande squadra, che si è dovuta fermare sì, ma che potrà avere altre possibilità in futuro, vista la gioventù complessiva del gruppo e le qualità di una rosa che ha per lo più giocatori in fase ascendente. Il sistema senza un numero nove ha convinto più di quello con il centravanti, per quanto poi l’unico gol segnato lo abbia fatto proprio Morata, ma rimane una soluzione intrigante anche per il futuro.

La quadra è stata trovata quando non si poteva più sbagliare niente, mentre se fossero arrivate prove del genere in anticipo, probabilmente la Spagna si sarebbe qualificata per la finale. Tappe di un percorso che potrà trovare più gioie forse in Qatar, ma che finalmente sembra aver seppellito la Spagna in crisi e in difficoltà tecnica e di idee, quella che non batteva la Grecia e vinceva all’ultimo sulla Georgia, troppo difficile da accettare se ci si volta indietro di qualche anno.

Il puzzle è stato completato troppo tardi per poter vincere l’Europeo, ma le sensazioni che lascia alla fine di questo percorso il gruppo di Luis Enrique sono totalmente opposte rispetto a quelle di tre settimane fa.

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