Calcio

L’Inter non si risparmia. Né in Europa, né in Italia

Inzaghi ha deciso: niente turnover col Bayern, niente turnover col Bologna. Perché chi vuole vincere tutto, deve giocare sempre da Inter

In un calcio che vive di rotazioni, pause mentali, pianificazioni esasperate, Simone Inzaghi decide di non decidere. Niente turnover. Né col Bayern Monaco né col Bologna. Scelte nette, chiare, che sanno di mentalità vincente. E io, non posso che inchinarmi. Perché è questo che distingue un buon allenatore da uno che sa cosa vuol dire allenare l’Inter.

La partita con il Cagliari lo ha dimostrato: questa squadra, quando respira pressione, dà il meglio di sé. Nessuna distrazione, nessuna scusa. Lautaro è tornato feroce, Barella corre per tre, Bastoni detta i tempi meglio di molti registi. E ora, con un piede in semifinale di Champions e uno scudetto da non scucirsi dal petto, è il momento di essere lucidi e spietati. Non si vince niente con i calcoli. Si vince con le idee chiare e il cuore caldo.

Il Bayern fa paura? Forse. Ma noi facciamo più paura a loro.

Certo, il Bayern resta il Bayern. Muller ha segnato all’andata, Sané può accendersi in un attimo, e l’Allianz Arena è ancora nella memoria. Ma noi siamo l’Inter. Loro hanno la storia. Noi abbiamo il presente.

La notizia di oggi è chiara: nessun risparmio, si gioca con i titolari anche sabato col Bologna. È la scelta di un tecnico che non vuole lasciare nulla al caso. Ma soprattutto, è la scelta di una squadra che non ha più paura. Non quella squadra che si accontentava, che mollava in trasferta o faceva calcoli da ragionieri.

Inzaghi ha imparato dai suoi errori — sì, anche da Parma. E oggi l’Inter è matura, solida, cattiva al punto giusto. Il 2-1 dell’andata è prezioso, ma martedì non si entra per difendere. Si entra per comandare. Come avrebbe detto Mou: “Ci sono partite che non si giocano, si vincono.”

Il rischio è calcolato. Ma la fame è infinita.

C’è chi parla di rischio in vista del doppio impegno. Di affaticamento. Di rotazioni. Io invece parlo di fame. E questa squadra ha più fame oggi di quanta ne avesse a Istanbul lo scorso anno. Perché ora sa quanto è vicina. E quanto è forte.

Il Bologna verrà a San Siro per guastare la festa, ma la vera festa è quella che potremmo fare a fine maggio. E allora va bene così: tutti dentro, ancora, sempre. Perché l’Inter non vince. L’Inter stravince. O almeno ci prova, fino all’ultimo secondo, su ogni fronte. Con lo stesso undici, con la stessa faccia, con la stessa convinzione.

“Chi teme il futuro, ha già perso il presente.”

Lo diceva un filosofo. Oppure forse l’ha detto Berti in un’intervista al volo. Poco importa. Conta lo spirito. E lo spirito dell’Inter 2025 è quello che ti guarda in faccia e ti dice: “Io ci sono. Sempre.”

Martedì contro il Bayern sarà una notte per chi ha fegato, per chi ha memoria, e per chi sa che queste occasioni o le prendi a morsi o le guardi passare. E poi sabato, Bologna, altri punti da portare a casa. Perché noi non siamo qui per scegliere tra Champions e Scudetto. Noi siamo qui per provare a prenderci tutto.

Perché se nel 2010 abbiamo scritto la storia, oggi abbiamo l’occasione di rileggerla. Con una nuova calligrafia. Nerazzurra, come sempre.

Matteo Ferrante

Mi chiamo Matteo Ferrante e sono un interista convinto. Da sempre vivo il calcio con la passione di chi sa che l’Inter è la squadra più forte d’Italia. Come giornalista, mi piace raccontare le vittorie e difendere la mia squadra con un po’ di sarcasmo, soprattutto quando le critiche si fanno infondate. Dal 2016 scrivo per diverse testate, cercando di trasmettere a chi mi legge l’entusiasmo e la fiducia che solo l’Inter sa regalare. Il futuro è nerazzurro, e non vedo l’ora di continuare a celebrarlo

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