O meu Brasil Brasileirao

Ripartiamo da questa immagine, dal Corinthians che mette in fila tutte le squadre e a fine anno può festeggiare il campionato. Ne è passato di tempo dal dicembre scorso e il Brasileirao ha nuovi volti, nuove rose e nuove facce. A partire proprio dal Corinthians che ha valorizzato meglio di tutti la rotta aerea che porta dal Brasile alla Cina ritrovandosi solo con i resti di quella grande squadra che pochi mesi fa era in cima al paese.

Sabato riparte il Brasileirao, riparte con sempre meno soldi, forse anche meno gente al seguito ma ancora una volta con la sua immancabile magia. Tanti, troppi attriti sulle questioni dei diritti tv, infinite liti tra le reti televisive locali e quelle internazionali che hanno sostanzialmente negato al Brasile il ruolo di protagonista in ambito continentale per favorire lo sviluppo delle varie coppe nazionali.

Il campionato quindi come ogni anno prende il via dominato dalle incertezze: almeno quattro o cinque favorite, tanti giocatori che potrebbero partire per l’Europa durante l’estate boreale e cambiare il destino di questo Brasileirao. Sarà un campionato senza soste, a meno di variazioni ufficiali: neanche le Olimpiadi di Rio de Janeiro fermeranno il torneo, figuriamoci la Copa America Centenario.

Tutta una tirata da metà maggio fino a dicembre, come ogni anno, con tantissimi fattori pronti a variare le cose.

Tra le novità principali c’è sicuramente quella geografica: saranno tre quest’anno le squadre del Nordest, regione più povera del paese dove si concentrano alcune delle città con il più alto tasso di violenza. Ci sarà il ritorno del Santa Cruz, la squadra col tifo più caldo del paese, ci sarà ancora lo Sport Recife, grande sorpresa dell’avvio del campionato scorso; e ci sarà il Vitoria, squadra che riporta Salvador de Bahia (non un posto facile dove vivere) in Serie A.

E poi 5 squadre paulista, 3 carioca, 3 mineiras (l’America Mineiro è finalmente tornato nella massima serie), due paranaensi, due del Santa Catarina e le solite due del ricco Rio Grande do Sul, le gauche Internacional e Gremio.

All’appello manca ancora l’interno del Brasile ma probabilmente non mancherà la capitale. Le squadre di Rio difficilmente potranno utilizzare i propri impianti vista la concomitanza con le Olimpiadi e per questo per parte del Brasileirao dovranno vagare in giro per il paese alla ricerca di uno stadio dove disputare le proprie partite: per questi grandi eventi potrebbero e dovrebbero essere sfruttati (così come già successo negli ultimi mesi) le cattedrali nel deserto costruite per gli scorsi Mondiali, in particolar modo il Mané Garrincha di Brasilia, utilizzato principalmente per matrimoni privati vista la militanza dilettantesca della squadra locale.

“Amar é ser fiel a quem nos trai” (Amare è essere fedeli a chi ci ha tradito), Nelson Rodrigues

Tante controversie e nuove follie per un campionato che è sempre andato contro l’ordinario. Rimangono lo spettacolo, il futebol bailado, le grandi aspettative di futuri campioni e soprattutto l’amore della gente che nonostante si ritrovi in stadi inadeguati alla propria maniera di vivere il calcio, cerca in tutti i modi di continuare a vivere con il cuore l’amore per la sua squadra.

È finalmente tempo di Brasileirao, tempo di ricominciare un viaggio nella terra del calcio.

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