Il Milan torna in Italia con la sua ottava Supercoppa Italiana figlia di due rimonte e una vittoria storica in finale contro l’Inter. Tre gol in 40’, dopo essere andati sotto 2-0, ribaltano partita, pronostico e finale, regalando a Conceiçao la prima vittoria da allenatore rossonero. Veni, vidi, vici. In meno di una settimana, l’allenatore portoghese ha preso in mano un gruppo apparso spento e immalinconito trasformandolo in una squadra capace di vincere.
Fra Sergio Conceiçao e Paulo Fonseca, al netto dei risultati, c’è un mare di differenza nella concezione calcistica. A partire dalla cura dell’aspetto mentale. Del resto in meno di una settimana era impossibile lasciare subito una impronta. Non a caso il Milan non è cambiato tanto dal punto di vista tattico: ha conservato l’idea di una proposta di calcio offensiva, ma ha cambiato radicalmente l’atteggiamento in campo. La “rabbia” trasmessa dalla panchina in campo, in contrasto con la personalità più flemmatica di Paulo Fonseca ha portato in dote due rimonte maturate più sui nervi che sul gioco, tesaurizzando gli episodi. Anche il rapporto con i giocatori è cambiato: il tecnico, come gli è accaduto anche ai tempi del Porto, ha prolungato la permanenza negli spogliatoi anche a costo (nel senso più pieno del termine, sono arrivate già le prime multe) di rientrare con qualche minuto di ritardo in campo. Una scelta precisa: Conceiçao ritiene che l’intervallo sia una occasione da sfruttare per far passare alla squadra il messaggio giusto al momento giusto.
Il calcio di Conceiçao si è rivelato più facile da digerire. L’input, sin dal primo allenamento, è stato chiaro: non si molla di un centimetro. Occorre far gruppo e non importa giocar bene ma vincere. L’ambiente si è così immediatamente ricompattato sposando il progetto di una proposta utilitaristica senza rinunciare a imporre il gioco. Una idea che, forte del primo trofeo ottenuto, potrà essere applicata con maggiore fiducia e convinzione anche perché si adatta maggiormente alle caratteristiche della squadra. Il calcio di Conceiçao è veloce, verticale, esalta il lavoro degli esterni e l’aggressività. Non è un caso che Theo Hernandez e Leao, finiti quasi ai margini con Fonseca dopo un rapporto mai nato, siano nuovamente protagonisti. Anche Tomori ha riguadagnato spazio e sarà tolto dal mercato. Non resta che cercare il miglior Leao. La sensazione è che l’abbia già ampiamente trovato, considerato il suo ingresso nella finale in Supercoppa ma occorrerà anche una prima controprova. Di certo, il nuovo corso è iniziato con il piede giusto.
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