Milan, Pioli ai saluti. In pole Fonseca: ecco chi è il tecnico portoghese

Ottimo conoscitore dell’inglese, il tecnico portoghese può lasciare il Lille e tornare in Italia dopo il biennio sulla panchina della Roma

Non sarà un lungo addio quello di Stefano Pioli al Milan. Il tecnico rossonero ha trovato l’accordo con il club di via Aldo Rossi per una risoluzione consensuale e adesso è pronto per il Napoli (Antonio Conte e Gian Piero Gasperini sono i concorrenti per la panchina degli azzurri, oltre a Vincenzo Italiano) o del Bologna (Maurizio Sarri è il rivale più accreditato). È un congedo diverso da quello che viene allestito quando una società cambia guida tecnica. È un addio diverso, anche per riconoscenza del Milan nei confronti del suo allenatore, all’ultima gara sulla panchina rossonera, a San Siro, contro la Salernitana.

Stefano Pioli
Stefano Pioli | ansa @Alessandro Di Marco

In fin dei conti, resta pur sempre l’allenatore che ha riportato lo scudetto in bacheca, 11 anni dopo l’ultimo tricolore vinto, quello del 2011. Quindi, attenzione, non è un esonero, appunto, ma una risoluzione consensuale con tanto di accordo trovato. Le tempistiche dell’ufficialità non sono casuali: la società, così facendo, permetterà a Pioli di congedarsi senza imbarazzi e situazioni in sospeso dal Meazza. Poi anche per lui inizierà una nuova avventura.

Il futuro

E ora il Milan può pensare al futuro. Julen Lopetegui, osteggiato dai tifosi, è andato al West Ham. Antonio Conte non viene preso in considerazione, mentre Mark van Bommel è in stand by e le quotazioni di Sergio Conceicao sono in drastico calo. Ed ecco allora che in pole c’è Paulo Fonseca, attuale allenatore del Lille, club con il quale ha fallito la qualificazione in Champions subendo il pareggio dal Nizza al 93’ e facendosi sorpassare al terzo posto dal Brest. Una vera beffa, ma nonostante questo ha attirato l’attenzione del Milan, che sembra orientato ad affidargli la panchina. Conosce il calcio italiano, avendo allenato la Roma nel biennio 2019-2021, e sembra molto incline al lavoro di squadra (caratteristica che più conta per il club di via Aldo Rossi, tanto da mandare via una bandiera come Paolo Maldini considerato incapace di lavorare in un team, proprio lui che è stato il capitano di una squadra gloriosa).

Inoltre, cosa non da poco, ha un carattere più docile. Non è un allenatore che punta i piedi e chiede giocatori costosi. Piace, altra cosa da non sottovalutare, anche per come fa giocare le sue squadre. Con il 4-2-3-1, che è poi il gioco del Diavolo. È uno che fa partire l’azione dal basso, sfrutta la velocità degli esterni per colpire l’avversario e cerca sempre di posizionarsi nella metà campo offensiva. Il tecnico portoghese vuole dominare, non vuole soltanto vincere. Ama le verticalizzazioni e la difesa alta. E vuole un portiere, questo perché Maignan è destinato a lasciare Milanello, che sappia usare bene i piedi per impostare l’azione. Prima della Roma, ha vinto dal 2016 al 2019 tre campionati ucraini, tre Coppe di Ucraina e una Supercoppa di Ucraina alla guida dello Shakhtar.

I sei cambi

A Roma si ricordano di lui per i sei cambi nei quarti di finale di Coppa Italia contro lo Spezia, persi ugualmente. L’errore era arrivato durante il primo tempo supplementare, dopo la doppia espulsione di Mancini e Pau Lopez. La Roma aveva fatto quattro sostituzioni e in quel momento Fonseca aveva deciso di inserire Fuzato (il secondo portiere) e Ibanez. Il difensore brasiliano era, però, il sesto cambio e l’unico ad accorgersene sembrava essere Pellegrini che ha avuto un lungo colloquio con Fonseca. Roma che aveva male interpretato il regolamento, che non consentiva una sostituzione in più nei tempi supplementari, ma uno slot temporale di cambi in più per procedere alle cinque sostituzioni del regolamento. Non solo il calcio. Fonseca ha due grandi passioni: la moda e la musica. Ama vestirsi bene, mentre nel suo tempo libero suona la batteria e ascolta musica rock.

La vita privata

Fonseca è portoghese, ma è nato in Mozambico, dove ha vissuto fino a 14 anni, per poi trasferirsi a Barreiro. Il tecnico del Lille (e, chissà, del Milan, appunto) si è sposato due volte. Nel 1995 con Sandra, la sua prima moglie, da cui ha avuto Diego e Beatriz. Una storia finita con il suo trasferimento in Ucraina. Lì si è innamorato di Katherine Ostroushko, capo ufficio stampa dello Shakhtar. I due sono convolati a nozze nel 2018, nella splendida cornice del Lago di Como, e nel 2019 la coppia ha avuto un figlio di nome Martin.

A proposito di Ucraina, ha più volte raccontato la fuga da Kiev, bombardata dai russi: “Un incubo. Era il 24 febbraio e dovevo partire alle 10 per il Portogallo con la famiglia, quando alle 4.30 abbiamo sentito cadere le prime bombe. Ci siamo spaventati. Il mio amico Srna (dirigente dello Shakhtar, ndc) mi ha invitato ad andare all’hotel Opera, dove c’era la squadra. Ci siamo rifugiati in un bunker. C’era Roberto De Zerbi, c’erano i brasiliani con le famiglie. I bambini dormivano per terra nei sacchi a pelo. Avevamo paura. Poi la mia ambasciata ha organizzato un mini-van e in tre famiglie siamo partiti verso la Moldova. È stato un viaggio terribile. Trenta ore senza fermarsi mai, incolonnati a volte a 5 km/h, con gli aerei che ci passavano sulla testa, i posti di blocco, mentre la gente intorno non trovava né carburante né cibo. Solo quando sono arrivato al confine con la Romania ho cominciato a rilassarmi, ma si fa per dire”, le sue parole in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

Paulo Fonseca
Paulo Fonseca | ansa @Simone Arveda

L’attaccante

Dopo l’ufficializzazione dell’allenatore, per il Milan la scelta del centravanti diventerà il grande tema. E Jonathan David, l’attaccante allenato proprio da Fonseca al Lille, sarà tema di discussione in via Aldo Rossi. Oltre agli altri nomi che circolano da settimane: Zirkzee, Sesko, Guirassy. Quest’ultimo si prende per 17,5 milioni di euro dallo Stoccarda. Il pericolo per tutti è uno soltanto: la Premier. Il ricchissimo campionato inglese. È il più ambito dai giocatori. Resta il fatto che il Diavolo può ripartire da Fonseca. Negli ultimi 30 anni gli allenatori stranieri in rossonero hanno sempre fallito. Chissà se il portoghese riuscirà a invertire la rotta e far sembrare più bello il cielo sulla sponda milanista del Naviglio.

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