Storie di calcio

Moise Kean si racconta: fra calcio, musica e oratorio

Il doppio sogno di Moise Kean: del resto, perché accontentarsi? Da ragazzo, Moise amava il calcio e la musica e si è realizzato in entrambi i campi. L’attaccante della Fiorentina si è confessato a “vivo azzurro” ripercorrendo le tappe della sua carriera e di come sia riuscito a far convivere le sue due passioni trasformandole in lavoro.

Kean, il calcio e musica: due strumenti per esprimere il talento

Calcio e musica, agli occhi di Kean, rappresentano due strumenti per esprimere il proprio talento e anche i sentimenti che hanno portato un ragazzo ancora giovane ad emergere. “La musica mi è sempre piaciuta, nella mia famiglia c’è sempre stato spazio sia per lo sport, sia per la musica e fra i miei sogni c’era anche quello di incidere delle canzoni”. E così è nato “Chosen” il Prescelto, il primo album della sua carriera da trapper. Una scelta non casuale. Da predestinato qual è Kean, era stato indirizzato al calcio ma non ha mai voluto perdere di vista la sua passione. E ha voluto mandare un messaggio motivazionale a suoi coetanei. Non abbandonare un percorso per seguirne a tutti i costi un altro. “Con il mio disco ho voluto lanciare ai giovani di oggi un messaggio: se si è bravo a fare più cose, perché non farle? Mi capita di scrivere a casa una volta rientrato dall’allenamento o quando sono in trasferta. È una cosa che mi calma e che mi rende felice”.

Il piccolo Moise, un sogno iniziato in oratorio

Moise Kean ha iniziato il proprio percorso “vecchie maniere”, all’oratorio. “Giocavamo fino a tardi sfidandoci in tornei cinque contro cinque. Il parroco doveva chiudere e ci faceva uscire, noi aspettavamo e scavalcavamo per tornare a giocare”. Dal “Don Bosco” al settore giovanile dell’Asti, quindi il Torino, poi la Juventus, dove incrocia Fabio Grosso Campione del Mondo 2006.  “Ricordo quel Mondiale, avevo 6 anni e il bar in piazzetta era sempre pieno e mi dicevo che un giorno avrei vestito la maglia dell’Italia”. Il sogno si è avverato: Moise ha il destino nelle proprie mani. Può giocare il Mondiale, ma per raggiungere la kermesse del 2026 in Canada, Messico e Stati Uniti ci sarà bisogno di lui. Spalletti lo considera un punto inamovibile del suo scacchiere tattico apprezzandole l’attitudine al sacrificio, la voglia di lottare. “Ha coraggio e personalità”. Parole che sanno si investitura. Se Kean continuerà così (sinora ha realizzato 16 gol in campionato e 21 reti complessive in 35 presenze) potrà fare cantare anche i tifosi della Nazionale.

Pasquale Luigi Pellicone

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