Neymar e la sua stagione da grande sconfitto

“Figlio di p*****a mi hai battuto” ha sussurrato Neymar all’orecchio di Messi al termine della finale di Copa América vinta dall’Argentina sul Brasile: abbraccio fraterno dove le lacrime di gioia e quelle di dolore di uno e dell’altro si sono appiccicate addosso alla maglia dell’amico. Questa è l’ultima immagine della stagione di Neymar, sconfitto ancora una volta nonostante abbia raggiunto probabilmente l’apice tecnico della sua carriera.

Ha accarezzato l’idea di vincere trofei pesanti per tutto l’anno, ma alla fine eccezion fatta per titoli secondari nazionali non ha potuto vincere nulla di ciò che aveva in mente. La Ligue 1 è sfuggita in mano al Lille, la Champions è sfumata in semifinale, la Copa América nel Maracanazo del 2021, quadro crudele della realtà di O Ney, onorevolissimo sconfitto ovunque, ma pur sempre sconfitto.

Ha giocato a livelli forse mai visti, capace di trasformarsi in qualsiasi versione di attaccante fosse utile alla squadra. Ha la natura dell’esterno, dall’ala pura dove ha cominciato a giocare sin dai tempi del Santos, ma ha avuto vocazioni da 10 puro che lo hanno portato di fatto ad agire principalmente sulla trequarti con giocate da vero fuoriclasse. I filtranti, le grandi palle in verticale e le giocate visionarie sono state il suo forte, assieme al dribbling che ovviamente è da sempre la specialità della casa: a tratti è stato imprendibile per tutta la stagione, anche nelle partite importanti. Il Bayern non l’ha saputo fermare, il City ha avuto gravi difficoltà, l’Argentina ha dovuto utilizzare metodi veramente poco ortodossi.

Scaloni per arginare il suo talento che in questa Copa América aveva abbondato (per info chiedere alla difesa del Perù letteralmente ribaltata dai suoi giochi di suola) ha scelto di sacrificare i suoi giocatori con una mole impressionante di cartellini, ricorrendo poi al riparo con i cambi che sono serviti sostanzialmente a mettere nuovi giocatori non ammoniti a potersi spendere dei falli su di lui. Era l’unico modo per fermarlo ed è stato anche efficace, ma il livello di Neymar è rimasto sublime.

Non aveva vinto la Copa América del 2019 perché assente causa infortunio, non è riuscito a vincere questa perché battuto da un’Argentina in formato da guerra che ha tirato fuori la prestazione difensiva della vita. Tutta una questione di centimetri, di piccole cose, di dettagli che gli hanno negato in questa sua sublime stagione tecnica un titolo di un certo peso, ma che allo stesso tempo sono segnali importanti di quanto sia possibile che quella bacheca venga aggiornata a breve con qualcosa di davvero prestigioso.

Lo intenderà facilmente quando al ritorno agli allenamenti al Psg troverà Hakimi, Ramos, Wijnaldum e Donnarumma, o quando a breve troverà l’aritmetica qualificazione a Qatar 2022. Resettare, ripartire da capo, capire cosa limare per arrivare finalmente a dama: lo merita il suo talento, la sua tecnica, la sua fantasia. Questa evoluzione che lo ha portato a essere un attaccante completo e in grado di fare tutto, dall’ala al trequartista, con eccellenti risultati. Una volta trovata la quadra allora forse potrà essere lui il figlio di p*****a che rincuora il suo amico.

Impostazioni privacy