Calcio estero

Perchè i giocatori non calpestano gli stemmi delle proprie squadre? Solo rispetto o c’è altro?

Negli ultimi anni, squadre di Liga e Premier League hanno aumentato la presenza dello stemma sul campo, creando un trend virale. Giocatori, da Mbappé a Araujo, evitano di calpestare i loghi, alimentando il dibattito tra rispetto e marketing

Negli ultimi anni, il mondo del calcio ha assistito a un fenomeno curioso e affascinante: il rispetto quasi sacro che i calciatori mostrano nei confronti degli stemmi delle loro squadre. Questa tendenza, particolarmente evidente nelle principali leghe europee come la Liga e la Premier League, ha portato a un uso sempre più creativo e simbolico degli emblemi societari durante le partite. Spesso, questi stemmi vengono posizionati in punti strategici attorno al campo, come vicino alle panchine, ai cartelloni pubblicitari e all’ingresso del tunnel degli spogliatoi, trasformandosi in vere e proprie icone da venerare.

Il fenomeno ha raggiunto una viralità tale da diventare un argomento di discussione sui social media, in particolare su TikTok, dove si possono trovare video esilaranti di calciatori che evitano con cura di calpestare i loghi. Tra i momenti più memorabili, spiccano le esultanze di Vini Jr., che scavalca l’emblema del Real Madrid, e quella di Jude Bellingham, che si tiene a debita distanza dal simbolo dell’Atlético Madrid. Al contrario, Marcelo ha dimostrato un attaccamento più emozionale, disperandosi dopo aver accidentalmente calpestato il logo. È come se questi simboli avessero acquisito una sorta di potere magico, capace di influenzare le azioni e le emozioni dei giocatori.

Opinioni contrastanti sulla ritualità

Questa ritualità ha suscitato opinioni contrastanti. Da un lato, ci sono coloro che lodano il rispetto dimostrato dai calciatori nei confronti dei colori e della tradizione dei club, come evidenziato dalle parole di Nemanja Vidic, che ha sottolineato l’importanza di onorare lo stemma. Dall’altro lato, ci sono voci scettiche che ritengono che i loghi siano semplicemente parte del campo, destinati a essere calpestati. La presenza costante delle telecamere ha amplificato ogni gesto, trasformando le azioni quotidiane in atti carichi di significato, un aspetto che i calciatori più navigati comprendono perfettamente.

Un caso emblematico è quello di Kylian Mbappé, che ha scelto di non camminare sopra il logo del Manchester City, raccogliendo applausi e lodi per il suo gesto di fair play. Questo non è solo un atto di rispetto, ma anche una mossa strategica che beneficia sia il giocatore che il club in termini di marketing e immagine. Il calcio moderno, sempre più influenzato dalla logica del brand, ha fatto sì che ogni gesto venga attentamente ponderato per massimizzare la visibilità.

Episodi significativi nel rispetto degli stemmi

Un episodio significativo risale al 2022, quando Ronald Araujo, difensore del Barcellona, segnò un gol contro l’Elche. Nel suo entusiasmo, si avvicinò al logo blaugrana, ma all’ultimo momento si schivò, saltando sopra di esso con un balzo che rischiò di fargli male. «Sono un tifoso del Barça», ha dichiarato Araujo, esprimendo il suo profondo rispetto per tutto ciò che rappresenta il club. Questo atteggiamento, però, non è esclusivo di una singola squadra, ma si riscontra trasversalmente tra i calciatori di ogni categoria.

Riflessioni sull’evoluzione dei rituali sportivi

Ci si potrebbe chiedere quale sia l’impatto di questa ritualità nei diversi sport. Nel basket, ad esempio, il logo dei Lakers si trova a pochi passi dalla rete, e i giocatori dovrebbero compiere acrobazie per evitarlo. Eppure, non sembra che la stessa preoccupazione si manifesti tra i cestisti, che continuano a giocare senza il timore di vilipendiare il simbolo della loro squadra. Questo solleva interrogativi interessanti sull’evoluzione dei rituali sportivi e sull’importanza che attribuiamo ai simboli di appartenenza.

Matteo Casale

Sono un appassionato di calcio con anni di esperienza nel giornalismo sportivo, dedicato a esplorare e analizzare le dinamiche del calcio italiano e internazionale. La mia carriera mi ha portato a seguire da vicino i campionati più prestigiosi, dalla Serie A alla Premier League, dalla Liga alla Bundesliga. Ogni settimana, mi immergo nelle storie di giocatori, allenatori e squadre, cercando di offrire una prospettiva unica e informata sulle partite e gli eventi che segnano il panorama calcistico. Con il mio occhio attento per i dettagli e la mia passione per il gioco, mi impegno a fornire contenuti approfonditi e coinvolgenti per i lettori di footbola.it, condividendo analisi, pronostici e interviste esclusive. Credo che il calcio sia molto più di un semplice sport; è una comunità, una cultura e una fonte di emozioni che unisce milioni di persone in tutto il mondo.

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