Vi siete mai chiesti il motivo per il quale, di recente, il PSG non abbia una curva nonostante il Parc des Princes sia quasi sempre pieno? Il fatto è ancora più strano se analizziamo in generale la storia del calcio francese. Qui i movimenti ultras sono sempre stati molto intensi, a differenza di altri campionati come quello inglese (per riforme ricordate tutt’oggi) o quello spagnolo (per un culto diverso del tifo). I supporter francesi, infatti, si avvicinano molto a quelli italiani come ideali: riempiono la curva di casa, seguono le squadra in trasferta e accompagnano ogni partita con cori e quant’altro.
Il Saint Etienne, su tutti, ha un tifo davvero sfrenato. Nonostante il club francese non navighi nelle migliori acque, gli ultras bianco-verdi sono decisamente i più attivi nel panorama francese, anche grazie al passato vincente dell’ASSE. Anche a Marsiglia l’esperienza della curva è memorabile. Infatti, esistono accordi tra il club ed i capi ultras atti a rendere migliore il viaggio all’interno dello stadio; i cori e lo sventolamento di bandiere sono in relazione all’andamento della partita, ed qualche organizzatore di coreografie viene anche pagato. Restano ancora divergenze sull’introduzione o meno di fumogeni, petardi o simili all’interno del Velodrome, ma fino ad ora il gruppo ultras non si è affatto disunito. E così A Lille, a Lione, a Rennes, a Bordeaux e via dicendo. Ma perchè non a Parigi?
Viene da pensare al fatto che la società della capitale francese non abbia una grande storia, e di conseguenza pecca di accaniti sostenitori del club. Al contrario, lo stadio non è quasi mai riempito con turisti (come il modello inglese di Chelsea o Manchester City). Al contrario, nonostante il buio passato sul campo, il PSG è sempre stato uno dei club più seguiti di Francia, nonostante molti parigini sostengano che sia la Red Star la vera squadra di Parigi. Fondata nel 1897, ha vinto soltanto 5 Coppe di Francia nella sua storia, una della quale nel periodo in cui nella squadra militava il mago della Grande Inter Helenio Herrera.
Ma torniamo alla nostra questione principale, ovvero l’assenza di una vera e propria curva nel Parco dei Principi. Le ragioni di tale mancanza risalgono a qualche anno fa, quando gli scontri interni tra ultras (tipici di ogni curva, a dire il vero), raggiunsero l’apice. Ciò accadde, ironia della sorte proprio nel periodo in cui gli sceicchi avevano iniziato il progetto economico con la squadra francese. Storicamente, il tifo del Paris Saint Germain era diviso in frange con ideali politici estremisti e totalmente opposti.
Siamo alla fine degli anni ’80 quando assistiamo al massimo sviluppo dei Boulogne Boys, gruppo giovane fondato nel 1985. Essi erano gli esponenti di un ideale di destra, che troppo spesso andava a coincidere con vero e proprio nazismo. In origine il gruppo ultras non venne fondato con tale intento, ma con il passare degli anni, venne visto sempre più come la possibilità di accasamento per molti casi sociali, rilasciati da prigioni o con pesanti precedenti penali, basati principalmente sul razzismo. In quel periodo il Paris Saint Germain fa registrare una grande presenza ultras nonostante gli scarsi risultati sul campo. Ogni trasferta dei parigini finisce su tutti i notiziari come una perdita di sangue altrui, fino ad arrivare al 1994, anno in cui il club si rende definitivamente conto che davvero troppa gente sta prendendo la via di quei ragazzi, che da uno sparuto gruppo si sono trasformati in un esercito di circa 800 unità.
Corrisponde ancora al 1994 l’anno nel quale nacque un’altra fronda estremista di ultras di PSG. Questa volta, tuttavia, le ideologie erano totalmente opposte a quelle dei Boulogne Boys. Infatti, un largo gruppo di arabi, neri, e francesi di seconda o terza generazione. Il loro nome è Mystic Tigris, ed a detta del club, la creazione di un gruppo totalmente opposto ai riottosi nazisti, poteva portare un miglioramento significativo, in nome dell’unione del tifo per lo stesso club. Al contrario, fu causa di numerosissimi scontri interni sanguinolenti che vengono ricordati anche oggi. Posti all’estremità opposta rispetto agli ultras originari, occuparono quello che in passato era il settore ospiti a causa dell’aumentare esponenziale di persone iscritte al gruppo ultras. Con il tempo la lontananza nello stadio tra Tigris e Boys divenne sempre più simbolo di una opposta concezione politica e sociale.
Evitando di entrare in scottanti questioni interne, e di riecheggiare momenti bui del calcio del PSG, ci limitiamo ad affermare che un proiettile di troppo sparato verso un Boulogne Boys fu sufficiente per l’emanazione di decreti atti al vietare l’ingresso nel Parc des Princes, ed in tutti gli stadi d’Europa agli ultras del PSG. Una perdita fortissima, sia economica che sotto il piano dell’atmosfera.
Ora gli ultras stanno pian piano tornando, con strette e rigide regole interne. Ma basteranno per risanare una ferita tanto profonda della storia parigina?