Roma – Juventus, mai una partita come le altre. Seconda, per rivalità, solo al derby con la Lazio. Sin troppo facile prevedere un’accoglienza caldissima per Igor Tudor, che ha già provato questa sensazione da giocatore della Juventus e allenatore della Lazio. Il tecnico torna all’Olimpico, questa volta sulla panchina bianconera. Inevitabile, associare la sua presenza al famoso “4” di Francesco Totti, in occasione di un Roma – Juventus 4-0, ma nella storia di una delle grandi classiche del nostro calcio c’è anche un altro capitolo da raccontare: riguarda il “bomber”, al secolo Roberto Pruzzo, e il primo striptease del calcio italiano.
Roma – Juventus, stagione 1985/1986, si gioca a cinque giornate dal termine di un campionato dal finale già scritto. Bianconeri già praticamente certi del titolo, partita che conta dunque molto più per i padroni di casa. La Roma, infatti, sotto la gestione del presidente Viola non ha ancora mai battuto i bianconeri all’Olimpico, neanche l’anno dello scudetto. Lo stadio freme, vibra, accompagna. “Sente” la sensazione che sia la volta buona, e lo mostra a tutto il mondo (la partita è trasmessa via satellite in diretta ma non in Italia) indossando il vestito buono. Tribune totalmente giallorosse. In campo, non c’è partita. Giallorossi subito in vantaggio con la rete di Graziani. Al 28’ del primo tempo, si scrive una pagina di storia del calcio. Il “bomber” come è conosciuto nella Capitale, insacca di testa (specialità della casa) un cross al bacio di Carlo Ancelotti. E si toglie la maglia per esultare. Il primo striptease della storia del calcio italiano, con annessa ammonizione.
Solo chi era presente all’Olimpico può raccontare cosa ha provato in quel momento, anche perché le immagini della curiosa esultanza arrivano (altri tempi) nel tardo pomeriggio, a partita abbondantemente finita. Del resto, l’unico mezzo a disposizione allora possibile per vedere gli highlights era la TV di stato. Quel calciatore che corre in canottiera sventolando la maglia come un vessillo, stupisce l’Italia e diventa un’icona per la tifoseria della Roma. È stato lo stesso Pruzzo, a spiegare il gesto: quel cartellino giallo, a 70 anni appena compiuti, non è stato ancora digerito: “Non so se fui il primo nel mondo, ma sicuramente in Italia sì. Mi tolsi la maglia perché volevo consegnarla ai tifosi. È un gesto simbolico, la maglia è di tutti coloro che sono legati ad una squadra di calcio. Non si può punire chi agita la maglia verso i propri tifosi, è un gesto che viene da dentro”.
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