Roma, il pericolo è dietro l’angolo. Guai a sopravvalutare la vittoria contro la Lazio. Al netto della comprensibile soddisfazione per aver vinto la partita più sentita della stagione, alcuni problemi non possono essere cancellati o dimenticati dalla sbornia post – derby.
Claudio Ranieri è venerato. Vittoria nel derby e una squadra, al netto dello scivolone di Como, recuperata dal punto di vista mentale. L’apporto dell’allenatore testaccino, anche in chiave mercato, è notevole. Ha valorizzato gli investimenti della società trovando la collocazione ideale a Kone, restituito dignità a Hummels, Dybala e Paredes, che erano sul punto di lasciare Roma già a gennaio. L’intuizione di schierare Pellegrini è una chicca di chi conosce il calcio come pochi e Roma come nessuno. Premesso ciò, i problemi restano. La vittoria sulla Lazio non basterà per tornare in lotta per un posto in Europa. Quasi impossibile porre rimedio ai clamorosi errori del recente passato. Alla Roma restano 19 partite, la squadra ha girato a 23 punti. Ne servirebbero una quarantina per ambire a posizioni che contino. Il che significa viaggiare a due punti di media a gara. Sfidante, ma oggettivamente complicato.
Ecco perché appare più sensato porre le basi per un futuro a breve e lungo termine. Questa Roma non può fare a meno, nell’immediato, di un vice Dovbyk che non ha ancora pienamente convito. Alle sue spalle, attualmente, c’è solo Shomurodov e non può bastare. Urge anche una alternativa sulla destra. Saelemaekers si è calato splendidamente nel ruolo di esterno, ma non è un giocatore di proprietà della Roma e dietro il belga c’è il vuoto pneumatico. La Roma del futuro, invece, resta tutta da disegnare: Pellegrini, al netto della gioia che si è ed ha regalato, deve dimostrare di non essere un calciatore da 10 partite a stagione. Cristante ha perso diverse posizioni nelle gerarchie. Lo stesso Hummels non ha dato garanzia di restare un altro anno a Roma. Idem Paredes. Anche El Shaarawy sembra a fine corsa. C’è da risolvere la questione legata a Dybala, che senza una spalmatura dell’ingaggio diviene comunque un costo insostenibile e quella di Zalewski, che va in scadenza a fine anno.
Insomma, un bel da fare. La vittoria sulla Lazio non può né deve diventare una scorciatoia per una società che negli anni ha dimostrato come nessuno di cavalcare il populismo, andando più a caccia del consenso dei tifosi perdendo così di vista le reali esigenze del club. Esonerato Mourinho, incensato per una Conference League che oggi è vista come una competizione da evitare, è stato ingaggiato De Rossi per calmare le acque. E con lo stesso principio, si è scelto Ranieri dopo l’addio a Juric. Fra gli effetti post derby, si parla anche di una possibile conferma del tecnico. Anche questa, appare una scorciatoia da evitare. Non tanto per l’indiscusso e indiscutibile valore di Ranieri, quanto per un progetto che non può ripartire da un allenatore che aveva lasciato il calcio e a cui spetta, esattamente come promessogli, un posto da dirigente.
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